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21-Jun-19 · Educazione del bambino

«Dai, fai giocare anche tua sorella!»: genitori e conflitti tra fratelli

I rapporti tra fratelli sono spesso un mix di condivisione e competizione. Cosa possono fare  i genitori in caso di conflitto?

«Quando invita le sue amiche a casa, non vuole che la sorella più piccola giochi con loro. Fa delle scenate assurde! Perché si comporta così? Perché è diventata così cattiva? In fondo cosa le costa…e poi sono sorelle, dovrebbero volersi bene!». Una mamma mi chiede come “ricondurre alla ragione” la figlia dodicenne che improvvisamente rifiuta di condividere spazi e attività con la sorellina di sette anni, esplodendo in vere crisi di collera, di gelosia e di pianto.

«Io ho sempre cercato di farle essere amiche, tra sorelle bisogna condividere, è così che dovrebbe funzionare una famiglia». Che fratelli e sorelle debbano e possano essere amici è un mito palesemente smentito dalla realtà quotidiana di ogni famiglia in cui siano presenti più figli. Tra loro esiste infatti sempre un certo grado di conflittualità, rivalità e competizione, che coesiste con l’affetto e la condivisione e che è altrettanto sano e necessario per la crescita e l’individuazione di ciascuno.

I litigi tra i fratelli fungono da palestra per misurare le proprie forze, per imparare a esercitare i diritti ma anche il rispetto. È naturale che ci sia un certo grado di competizione per spartire giochi, spazi, risorse, attenzione dei genitori. A volte i genitori tentando di forzare l’armonia e la condivisione tra fratelli inconsapevolmente alimentano invece proprio la rivalità e l’ostilità. Succede spesso che chiedano ai figli maggiori di essere comprensivi e tolleranti con i più piccoli, vedono i fratelli minori come più bisognosi di attenzione e protezione, suscitando nei più grandi un senso di ingiustizia, di trascuratezza e non rispetto delle proprie esigenze.

Questo si accentua ulteriormente quando il figlio maggiore entra nell’adolescenza. L’adolescente è alle prese con il faticoso compito di staccarsi dalla famiglia, dai genitori ma anche dai fratelli, per rivolgersi al mondo dei pari, in cui peraltro deve padroneggiare sfide non facili che riguardano l’accettazione/esclusione dal gruppo, la somiglianza/differenza, la costruzione dell’identità e dell’autostima nel confronto con gli altri.

La ragazzina dell’esempio protesta con veemenza per l’intrusione della sorellina in un campo privato e anche delicato come è quello del gruppo delle amiche. Se poi percepisce l’attenzione e la protezione della madre verso la sorella come una predilezione per questa, il dolore provato si traduce in rabbia e aggressività verso la più piccola.

La conflittualità tra i figli è sana; diventa pericolosa quando si esprime in modi inadeguati, ma altrettanto pericoloso è il negarla, come se fosse vietato difendere i propri spazi, e come se le emozioni provate fossero sbagliate e riprovevoli.

L’aiuto più importante che i genitori possono dare nei conflitti tra fratelli è invece proprio empatizzare con ciascuno, parlare dei loro sentimenti dando cittadinanza e legittimazione a emozioni come la rabbia e l’ostilità e aiutando a tradurle in comportamenti accettabili.

Nel periodo dell’adolescenza le qualità positive delle relazioni tra fratelli come il piacere di stare insieme e il confidarsi tendono a ridursi in modo consistente, ma poi riaffiorano e si mantengono in età adulta.

I genitori dovrebbero sostenere ogni figlio aiutandolo a considerare ciò che ama di sé, le qualità che si riconosce ed esprimendo anche il proprio apprezzamento sulle doti di ciascuno. I bambini e i ragazzi non dovrebbero essere forzati a condividere giocattoli, oggetti o attività con i fratelli, dovrebbero essere liberi di decidere se e come condividere le loro cose; insistere in senso contrario avrà il solo effetto di renderli più gelosi ed egoisti.

Anche avere interessi e amicizie diverse può essere una occasione in più per sperimentarsi e consolidare la propria autostima.

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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