21-Jun-19 · Amore, coppia, fertilità
Dipendenza affettiva, uomini che amano troppo
La dipendenza affettiva maschile, a differenza di quella femminile, si esprime spesso in una forma mascherata, difficile da intuire.
Si parla spesso di donne che “amano troppo”: vivono per il partner che diventa il centro dell’esistenza, sono gelose, cercano continue conferme, da sole si sentono perse, si lasciano anche trattare male pur di non essere abbandonate. Più che di amore in realtà dovremmo parlare di dipendenza affettiva, un problema tipicamente femminile: il 90 % delle persone che chiedono un aiuto psicologico in questo senso sono donne. Eppure ci sono anche uomini che “amano troppo”, anche se il fenomeno è meno appariscente.
Le donne sono più a rischio di sviluppare una dipendenza affettiva, in quanto vengono tuttora educate ad aver “bisogno” di un partner accanto per essere pienamente realizzate e complete. Sono trattate come creature più fragili e bisognose di cure e appoggio e sono spinte a interessarsi e curarsi delle relazioni affettive, molto più degli uomini. Inoltre le donne sono più propense a esprimere la propria sofferenza emotiva, a chiedere aiuto e ad ammettere la dipendenza stessa, proprio perché la nostra cultura lo accetta come normale e non si vergognano di ciò che provano. Gli uomini vengono educati ad essere forti e autonomi e ad esercitare un controllo sulle proprie emozioni e in genere quando sviluppano una dipendenza questa riguarda sostanze come droghe o alcool o comunque oggetti e non relazioni. I pochi uomini che riconoscono con sé stessi di soffrire di una dipendenza affettiva fanno molta fatica a confessarlo per una profonda vergogna, moltissimi altri non sono affatto consapevoli di essere dipendenti e magari si rivolgono allo psicologo per tutt’altra problematica. Infatti spesso la dipendenza affettiva maschile è mascherata e si esprime con comportamenti che vanno in direzioni apparentemente opposte.
In una percentuale minore, la dipendenza maschile si manifesta in modo simile a quella femminile, con continua ricerca di appoggio, approvazione, rassicurazioni dalla partner; questi uomini fanno riferimento alla partner nelle decisioni, nelle incombenze quotidiane, per la risoluzione dei problemi (“Senza di lei sarei perso”); possono anche farsi soggiogare da compagne esigenti e dispotiche a cui non riescono a contrapporsi. Oppure si legano a partner a loro volta bisognose e richiedenti a cui non sanno “dire di no”, accondiscendendo a ogni richiesta o pretesa, “Per non farla stare male, poverina”.
Alla base della dipendenza troviamo le vicende familiari infantili e il rapporto con le figure di accudimento. Nella storia di questi uomini troviamo figure maschili prepotenti con cui non vogliono/riescono a identificarsi, oppure genitori sofferenti di vario disagio psicologico (depressione, ansia, dipendenze, disturbi di personalità) di cui si sono dovuti occupare a da cui sono rimasti soggiogati, costruendo un’immagine di sé come persone di scarso valore. Spesso troviamo il rapporto con una madre idealizzata; a volte si tratta di madri colpevolizzanti con una personalità forte e dominante, altre volte madri passive e maltrattate dai mariti e percepite dai figli come vittime bisognose a cui dedicarsi. L’idealizzazione viene poi riversata anche sulle altre figure femminili nelle relazioni successive. Anche il rifiuto o la trascuratezza materna possono condurre a una dipendenza affettiva, in quanto spingono l’uomo a riporre tutte le sue aspettative di riconoscimento e accudimento sulle future partner. Sia le madri molto efficienti e protettive che quelle assenti e trascuranti possono portare a strutturare un’immagine di sé come persona debole, incapace di funzionare autonomamente e di prendere decisioni senza l’aiuto o il consenso di una figura femminile.
Più frequentemente, la dipendenza maschile si manifesta in forma mascherata. Proprio l’interdizione culturale ad accettare e mostrare la propria vulnerabilità emotiva spinge gli uomini a reagire in modo diverso dalle donne in risposta al dolore, alle ferite emotive e alle mancanze sperimentate. E’ più frequente che l’uomo reagisca identificandosi con “l’aggressore” e riproponendo lo stesso comportamento (ad esempio con insistenza, molestie o violenze verso la partner che vuole lasciarlo), piuttosto che sviluppare un disturbo psicologico come accade alle donne. La spinta culturale a mostrarsi forte e sicuro di sé porta a nascondere la dipendenza dietro comportamenti apparentemente opposti come relazioni fugaci e difficoltà ad impegnarsi, oppure anaffettività, o ancora legandosi a donne dipendenti in rapporto alle quali lui appare, ad una visione superficiale, dominante. Persino il narcisista, sprezzante del legame ed estremamente egoista, distaccato ed anaffettivo - e che quindi tutto sembra, fuorché dipendente - nel momento in cui la partner minaccia la fine della relazione usa ogni mezzo per scongiurarla, rivelando la reale dipendenza sottostante.
Come per le donne, anche per gli uomini che soffrono di dipendenza affettiva la via d’uscita passa attraverso la rilettura delle esperienze dolorose del passato, la rinuncia a manipolare l’altro sia con la coercizione che con un atteggiamento vittimistico, il lasciar andare gli schemi disfunzionali appresi, per una posizione più adulta e paritaria in cui nessuno usa un potere sull’altro.