21-Sep-24 · Separazione, perdita e lutto
Lutto normale e lutto patologico: come distinguerli e come intervenire
Il lutto costituisce un processo normale e fisiologico, ma in presenza di fattori di rischio a volte si complica rendendo necessario un trattamento.
Il lutto è un processo fisiologico e universale, presente in tutte le culture, un processo di lenta trasformazione che permette di dare una collocazione alla persona morta, di accettare l’irreversibilità della perdita e riorganizzare la propria vita e i legami affettivi. Il lutto normale evolve attraverso fasi successive: prima lo shock e l’incredulità, poi lo struggimento e la continua ricerca della persona morta, poi la disperazione e la depressione (la fase più lenta e lunga che spinge molti a chiedere aiuto specialistico), e infine la riorganizzazione. Il lavoro del lutto richiede tempi adeguati (in media almeno un anno, anche se ci sono differenze individuali), la presenza di rituali e manifestazioni esterne che forniscono un sostegno e segnalano la condizione di maggiore vulnerabilità della persona, e processi psicologici specifici che sono definiti “compiti del lutto”.
I compiti del lutto consistono sostanzialmente nell’accettare la realtà della perdita, attraversare il dolore, adattarsi a un mondo senza la persona morta, ricominciare a reinvestire nuovamente in nuovi progetti. Normalmente il lutto comporta una serie di sintomi: una diminuzione del funzionamento della persona nelle varie aree di vita, preoccupazioni circa la persona morta, sensi di colpa, collera, paura, tristezza, confusione, sintomi somatici. Il dolore è acuto, ma solo soffrendolo si può uscire dal lutto, perché la parte più importante del processo è proprio il riconoscere l’importanza della perdita e accettare di confrontarsi con il dolore emotivo.
Il lutto è di per sé un evento fisiologico ma può trasformarsi in una condizione patologica, inoltre rappresenta un fattore di rischio in grado di aggravare o scatenare qualsiasi psicopatologia, interagendo con altri fattori di rischio. Quando un lutto diventa patologico (in circa il 10% dei casi) si parla di “lutto complicato”; quando la perdita è traumatica, si può applicare anche la diagnosi di “Disturbo post traumatico da stress”.
Nel lutto patologico avviene un blocco in una o più fasi o compiti del lutto.
Ecco alcuni fattori di rischio rendono più probabile un lutto patologico:
-Un lutto traumatico per il tipo di morte: morte improvvisa, morte per omicidio, morte per suicidio
-La mancanza di un corpo, come nel caso di persone scomparse o disperse
-Un rapporto conflittuale con la persona morta
-La personalità del soggetto in lutto: più a rischio le persone con personalità dipendente e borderline
-Caratteristiche della persona in lutto: età più avanzata, sesso femminile, mancanza di una fede religiosa
-Una storia di sviluppo traumatico
-Lo stile di attaccamento che ciascuno sviluppa dall’infanzia nel rapporto con le figure significative e che influenza tutte le relazioni e le reazioni allo stress, compreso il modo di reagire a una perdita. Un attaccamento “insicuro”, sommato a una storia personale traumatica, aumenta il rischio di lutto complicato perché ne rende più difficile l’elaborazione:può portare, ad esempio, a non cercare il sostegno degli altri, ad avere aspettative irrealistiche, a non poter tollerare e gestire emozioni dolorose.
-La mancanza di supporto sociale
Quali segnali possono indicare la presenza di un lutto patologico?
Alcuni elementi non necessariamente indicano un lutto patologico, ma meritano approfondimento se persistenti:
-Una durata del dolore che si prolunga molto tempo dopo la perdita
-Parlare continuamente della perdita o confusione nel raccontare la morte
-Il “tempo congelato”: tutto rimane com’era (stanze, abiti, oggetti) come se la persona morta potesse tornare da un momento all’altro
-Una sintomatologia (come un disturbo dell’umore o un disturbo ossessivo o una fobia) che insorge dopo la perdita
-Cambiamenti di vita radicali dopo la perdita
-Sensi di colpa irrazionali
-Stordimento e distacco, apatia
-Evitamento di ciò che riguarda la perdita
-Imitazione dei comportamenti della persona morta, confusione tra sé e il defunto
-Aggressività
-Comportamenti spericolati e autodistruttivi, desiderio di morire
-Stato di allarme continuo
-Ricordi intrusivi, flasback delle circostanze della morte
-Disturbi del sonno
Quali interventi psicologici sono indicati nel lutto?
Nel lutto normale non complicato, l’elaborazione può essere facilitata dalla partecipazione a gruppi di auto mutuo aiuto o da un intervento psicologico di counseling, che è diverso dalla psicoterapia ed è piuttosto un accompagnamento che agevola il completamento dei compiti del lutto in modo sano. Il counseling aiuta a riconoscere la realtà della perdita e a darle un senso, a identificare ed esperire i sentimenti senza evitarli, a imparare a vivere senza la persona morta, ad essere consapevoli della propria modalità di reazione e delle difese utilizzate.
In caso di lutto traumatico, di lutto patologico e in caso di lutto in persone con psicopatologia preesistente, il counseling non è sufficiente ed è necessaria la psicoterapia, un intervento più complesso e approfondito che utilizza tecniche specifiche per ristrutturare le modalità di pensiero disfunzionali. Tra gli approcci più utilizzati, risultano particolarmente utili la psicoterapia cognitivo comportamentale e l’EMDR nel lutto traumatico. Un esempio di intervento psicoterapeutico può essere lo smantellamento di convinzioni irrazionali di colpa per la morte o della convinzione che sia impossibile continuare a vivere senza la persona morta.
L’EMDR (Desensibilizzazione e riprocessamento tramite i movimenti oculari) è la tecnica di elezione per il trattamento del trauma. Facilita l’elaborazione dei ricordi dolorosi e traumatici tramite specifici movimenti oculari, che attivano una risincronizzazione degli emisferi cerebrali, con effetti sulla memoria, senza ricorrere alla confutazione e ristrutturazione delle convinzioni disfunzionali. Non elimina la sofferenza del lutto, ma rende il ricordo meno disturbante e facilita l’elaborazione e il passaggio da una fase all’altra.