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26-Jun-19 · Separazione, perdita e lutto

Le cose da non dire a una persona separata

Comunicare una separazione  fa parte delle situazioni sociali che creano imbarazzo e commenti inopportuni.  Ecco alcune frasi da evitare!

Esito sempre, quando comincio un articolo del genere “Le cose da dire…”, “Le cose da non dire…”. Ho sempre il dubbio che sia superfluo, che la gente sia in realtà più accorta e sensibile di quanto io creda. Poi scopro che invece c’è necessità di scrivere persino “Le cose da non dire a un malato di tumore”, perché non passa giorno senza che i malati mi riferiscano commenti come «Ma che ti curi a fare, tanto, si sa, muori lo stesso!», «Di’ la verità, quella è una parrucca, l’ho capito sai!», «Eh, queste malattie, se ti vengono una volta poi stai sicuro che ti ritornano!». Quindi, no: persino l’ovvio va ribadito, ogni tanto. Anche la persona più sensibile, infatti, su certi temi più scottanti può finire involontariamente per produrre commenti infelici.

Oggi  mi avventurerò quindi in un altro terreno minato in cui fioriscono interventi inopportuni e frasi a sproposito: la separazione. Mi riferisco alla banale situazione in cui due si incontrano, magari al supermercato, «Come va?» ecc., soliti convenevoli, finchè uno rivela all’altro di essersi separato, e l’altro si sente – ahimè – in dovere di commentare  in qualche modo il fatto, perché qualcosa bisogna pur dire, no? E quindi:

  • «Ah, va be’…ma tanto oggi lo fanno tutti, è diventato quasi normale!»: in un colpo solo sminuisce l’eventuale sofferenza che l’altro potrebbe provare, non gli dà spazio per esprimersi, intende rassicurarlo al più presto ma in realtà gli sta affibbiando un giudizio sulla normalità.
  • «Hai fatto bene! Tanto gli uomini sono tutti str*/tanto le donne sono tutte str*!», detto a prescindere senza neanche sapere il motivo della fine del legame, a volte senza neanche conoscere l’altro partner! Si tratta verosimilmente di proiezioni del mondo interiore dell’ascoltatore e raramente sono di conforto, perché non colgono la complessità, l’ambivalenza e il conflitto interiore che la decisione di separarsi porta con sé, e suonano anche offensivi nei confronti del partner: ci si può separare pur provando affetto, stima e rispetto per l’altro.
  • «Su, su, vedrai che si sistema tutto, sono certo che tornerete insieme»: taglia corto e cerca di rassicurare dando per scontato che il desiderio dell’altro sia questo. Invece è più probabile che quello sia il punto di arrivo di un percorso lungo e doloroso, in cui si è maturata con fatica una decisione che fa male, ma che si sente essere quella più sana sia per sè che per il partner.
  • «Ora posso dirtelo: ho sempre pensato che non stavate affatto bene insieme. Anzi, non so come facevi a sopportarla!»: queste verità “postume” hanno il solo effetto di far sentire le persone ingannate, valutate, derise e compatite, dopo anni o decenni di amicizie o frequentazioni che si ritenevano sincere.
  • «Da te non me lo sarei mai aspettato». Di solito uno che si separa, anche se lo desidera, non sta molto bene. Spesso è dilaniato da sensi di colpa e di fallimento molto profondi e dolorosi. Buttargli addosso anche il proprio giudizio morale in ogni caso non servirà a “redimerlo”. Una frase come questa porta a rinchiudersi in sé con maggiore vergogna, con il timore di non poter essere compreso e accolto da nessuno.
  • «Ah…comunque da sempre volevo dirti che sei bellissima, che fai stasera?». Ora, capisco che la vita sia breve e non si debba perdere tempo, però fiondarsi a marpionare come se non ci fosse un domani può risultare leggermente offensivo e anche vagamente patetico.
  • «Ah…guarda, c’è qui il mio amico, è single! Tienilo presente, eh!»: è la variante ancora più indisponente della precedente, che in un colpo solo ti fa intendere che ti devi riaccompagnare al più presto, che non puoi stare da solo, che non puoi voler stare da solo, che non c’è tempo per soffrire, e che intanto ti dà una mano lui a sistemarti, sennò chi ti si piglia…

Apprendere della separazione di qualcuno è una delle situazioni sociali che creano imbarazzo, e come sempre, quando sono in imbarazzo, le persone rischiano di dire cose a sproposito per l’ansia, per la fretta di consolare, per evitare silenzi, per chiudere un discorso che non sanno come gestire. Così finiscono per dire parole che possono ferire, o dare fastidio, anche se non ne avevano l’intenzione. Sarebbe così bello, invece, se semplicemente ci si fermasse ad ascoltare. Quando si ascolta, difficilmente si sbaglia. E poi magari una sola, unica domanda posta con interesse sincero: «Ma tu, come stai?».                                                       

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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