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21-Jun-19 · Problematiche del bambino e dell'adolescente

Quando la scuola diventa un problema

Molti bambini manifestano una qualche forma di disagio nel percorso scolastico. Scopri le possibili cause e come essere di aiuto.

Molti bambini manifestano, durante il percorso scolastico, una qualche forma di difficoltà o disagio: disturbi dell’apprendimento, deficit di attenzione, iperattività, disinteresse, basso rendimento, fobia della scuola accompagnata da sintomi fisici.

Le cause delle difficoltà scolastiche possono essere molteplici: organiche, come le lesioni che determinano handicap o le alterazioni neurobiologiche, o psicologiche, legate all’ambiente familiare e scolastico.

Si parla di  disturbi specifici dell’apprendimento quando il bambino, pur avendo un’intelligenza normale o anche superiore alla media, presenta difficoltà specifiche di lettura, scrittura e calcolo. Queste difficoltà non hanno origine psicologica, nè sono dovute a svogliatezza e scarso impegno; dipendono invece  da alterazioni neurobiologiche e necessitano di  diagnosi e trattamento precisi, ad opera di equipe di specialisti,  nei servizi appositi.

In altri casi le difficoltà di apprendimento sono secondarie a una  condizione di handicap con ritardo mentale: qui l’intelligenza è inferiore alla norma e il bambino presenta anche altre difficoltà nella vita quotidiana, ad esempio nella comunicazione o nell’autonomia personale.

Quando invece la difficoltà scolastica è dovuta ad un disagio psicologico, essa può essere il modo con cui il bambino, inconsapevolmente, manda un segnale di protesta e, insieme, di richiesta d’aiuto: qualcosa lo disturba nell’ambiente familiare o scolastico. Ad esempio, un bambino che percepisca su di sé aspettative eccessive da parte di genitori ai suoi occhi “perfetti”, può scegliere inconsciamente di essere l’ultimo della classe per la paura di non riuscire ad essere il primo. Altre volte, il sintomo scolastico esprime sentimenti di gelosia, trascuratezza, rabbia, bisogno di attenzione. Il bambino che invece di studiare gioca o guarda la TV, che sembra indifferente e apatico, in realtà soffre per il fallimento scolastico. Nessun bambino “fa apposta” ad andare male a scuola, e lui per primo non conosce il perché del suo comportamento.

La fobia della scuola si presenta invece come un rifiuto  accompagnato da malesseri fisici che insorgono proprio al momento di andare a scuola: il bambino ha dolori addominali, vomita, lamenta mal di testa. Questi segnali fisici danno corpo a un’angoscia apparentemente legata alla scuola ma in realtà si tratta di un’ansia di separazione: il piccolo non teme tanto la scuola quanto piuttosto il distacco dai genitori. Allontanandosi, il bambino  teme di perderne l’affetto, o che qualcosa di terribile possa accadere in sua assenza.

 Cosa possono fare i genitori per aiutare un bambino che ha un problema scolastico? Indipendentemente dal tipo di difficoltà, sono in ogni caso valide alcune indicazioni:

  • Non banalizzare sminuendo il problema (“Gli passerà…”, “Ero così anch’io…”), perché così il bambino non si sente accolto nel suo disagio e inoltre si può perdere tempo prezioso per un eventuale recupero.
  • Non cedere, all’opposto, ad un’ansia eccessiva che aumenterebbe l’insicurezza del bambino e gli trasmetterebbe l’idea che si dà importanza solo al suo successo scolastico.
  • Prendere atto della difficoltà in modo realistico e cercarne l’origine, anche con l’aiuto di professionisti. E’ importante non avere il timore di scoprire che il proprio figlio ha una difficoltà, non colpevolizzarsi e non vergognarsi di chiedere aiuto all’esterno: chiedere aiuto è un segno di forza e responsabilità.
  • Motivare a studiare per sé e non per far piacere ai genitori, evitando anche di legare ricompense e regali ai successi scolastici.
  • Apprezzare non il voto ma il lavoro fatto, l’impegno e l’entusiasmo dimostrati anche se con risultati modesti.
  • Non sottoporre il bambino a continui esercizi di recupero, che in alcuni casi potrebbero essere inutili o addirittura controproducenti, stancando il bambino e confermandolo nelle sue incapacità.
  • Procurargli giochi divertenti e utili per l’apprendimento come memory, Monopoli, carte, shangai, scacchi, in cui possa esercitare le funzioni cognitive senza la pesantezza del classico compito di recupero.
  • Non fare confronti con i coetanei “ più bravi” o con sè stessi da piccoli perchè non fanno che alimentare il senso di inadeguatezza e il risentimento del bambino.
  • Incoraggiarlo ad essere il più possibile autonomo nelle attività quotidiane e non solo nei compiti, perché l’indipendenza in generale accresce il senso della propria capacità e la stima di sé.
  • Favorire l’affermazione del bambino in attività extra-scolastiche ( sport, musica..) in cui possa sentirsi finalmente competente, senza considerare questi successi “di serie B” rispetto a quelli scolastici.
  • Collaborare con gli insegnanti ed educare al dialogo e al confronto piuttosto che trovare colpe all’esterno (“ É l’insegnante che ce l’ha con lui…”).
  • Non fare i compiti al posto del bambino, piuttosto aiutarlo ad organizzare il lavoro dandosi tempi e regole per lo svolgimento dei compiti e restare a disposizione per chiarimenti; fornirgli un ambiente tranquillo che faciliti lo studio e la concentrazione, senza distrazioni come la TV accesa in sottofondo o altri rumori disturbanti, compresi i fratelli che giocano nella stessa stanza; motivarlo ad attivarsi da solo quando non sa risolvere un compito, spiegandogli ad esempio dove andare a cercare nel libro, o come evidenziare le informazioni importanti.
  • Se occorre un aiuto nello svolgimento dei compiti, considerare l’ipotesi di una persona estranea che segua il bambino. Il genitore, emotivamente coinvolto, perde più facilmente la calma ed è più esposto al “ricatto” del bambino, che instaura un braccio di ferro per sottrarsi al compito; l’aiuto di un’altra figura permette al genitore di non logorarsi nei contrasti col figlio e di concentrarsi invece su attività gradevoli da fare insieme, ricordando che il bambino ha bisogno soprattutto di un clima sereno e di considerazione positiva.
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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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