02-Sep-22 · Ciclo vitale, eventi e ricorrenze
Scegliere la scuola superiore: che aiuto possono dare i genitori
I genitori possono guidare i ragazzi verso una scelta responsabile della scuola, evitando sia di sostituirsi a loro, sia di lasciarli soli nella decisione.
Solitamente nel mese di gennaio, gli studenti di terza media devono scegliere quale scuola superiore intendono frequentare l'anno successivo e inoltrare la domanda di iscrizione. Una decisione che per molte famiglie è accompagnata da dubbi e discussioni, a volte da disaccordi con i ragazzi o tra i genitori.
Si tratta di una scelta delicata, in quanto una scelta sbagliata è spesso il motivo dietro a tanti abbandoni scolastici. Può infatti comportare ripetuti fallimenti nel rendimento, con conseguente impossibilità di procedere o rifiuto dovuto alla frustrazione per i brutti voti, o, nel caso la scelta sia stata obbligata dai genitori, un vissuto di noia, insoddisfazione e scarso interesse che demotiva i ragazzi.
D’altra parte, sbagliare scelta della scuola, che si tratti delle superiori o dell’università, è un evento normale che non deve essere considerato un fallimento o un dramma con nefaste conseguenze per il futuro, ma un’occasione da cui si può apprendere e parte del processo di crescita; soprattutto, è un evento a cui si può riparare, riformulando scelte migliori, senza focalizzarsi esclusivamente sul tempo perduto e sull’ansia del “restare indietro”, che può assillare sia i ragazzi che i genitori ma che, come l’esperienza insegna, è una preoccupazione spesso eccessiva, viste le numerose e a volte imprevedibili variabili che influenzano l’esito finale della carriera scolastica e lavorativa.
Un dialogo aperto tra genitori e figli può essere di aiuto ai ragazzi nel compiere una scelta consapevole e responsabile, valutando interesse, abilità, desideri per il futuro, informazioni avute da altri.
Dovrebbero essere i ragazzi a scegliere in modo autonomo; anche quando appaiono incerti e confusi, quando sono – comprensibilmente – ancora immaturi per valutare o quando esplicitamente tentano di delegare ai genitori la scelta, occorre accompagnarli in una decisione il più possibile personale, evitando che aderiscano acriticamente alle attese dei genitori, o a quelle che credono essere le loro attese.
Sostituirsi completamente ai ragazzi nella decisione può apparire a breve termine la soluzione migliore, ma il rischio che i nodi vengano al pettine successivamente è molto elevato, magari con una crisi al terzo o quarto anno, quando emergono con più chiarezza i reali interessi dei ragazzi e la percezione che sia ormai troppo tardi per cambiare induce a trascinarsi stancamente verso un diploma che non entusiasma. Anche nei ragazzi più incerti, insicuri o svogliati, ci sono sempre, per quanto flebili, dei segnali di un interesse, una passione o un talento che vanno colti e messi in luce.
I genitori dovrebbero evitare gli atteggiamenti estremi di sostituirsi ai figli nella scelta o di lasciarli completamente soli, senza una guida, limitandosi ad acconsentire alle loro scelte anche quando palesemente inadeguate. Alcuni genitori si assumono il compito di decidere al posto dei figli perché temono una scelta sbagliata che poi li penalizzerà in futuro e preferiscono non correre rischi, ma così mantengono i ragazzi in una posizione di dipendenza, non li aiutano a riflettere e capire, creano il terreno per cui anzi i figli potranno rigettare addosso a loro la colpa di aver imposto le loro preferenze. D’altro canto, i ragazzi possono aver bisogno di un confronto con un adulto più esperto che li aiuti a valutare in modo obiettivo le proprie capacità, a riflettere su motivazioni poco solide come, ad esempio, scegliere una scuola perché anche l’amica del cuore la frequenterà, a discernere se le loro preferenze siano dettate da paure o dal tentativo di rifuggire ostacoli o difficoltà. Riflettere insieme ai genitori può anche aiutare i ragazzi a capire se si sentono spinti verso una certa scuola dal desiderio di emulare altri familiari proseguendo una tradizione di famiglia, o dalla competizione con fratelli o amici, o dal timore di deludere i genitori, forzandosi a intraprendere stare che non corrispondono ai loro interessi o alle loro attitudini.
I genitori dovrebbero essere onesti con sé stessi su come vivono emotivamente la scelta scolastica dei figli: aspettative, speranze, fantasie, timori. Solo riconoscendo i propri sentimenti, possono far sì che non interferiscano in modo inopportuno e soprattutto che la scelta non serva ad appagare qualche proprio bisogno, come dimostrare qualcosa agli altri, riscattarsi da ferite personali, esibire il figlio come un trofeo, o invece proteggerlo dalle difficoltà, o ancora potersi sentire utili aiutandolo in una scuola che loro stessi hanno frequentato. Il confronto con la scelta dei figli rimette in discussione il proprio modo di vivere l’impegno, il successo, il fallimento, il confronto con gli altri, la competizione, la delusione, l’ambizione; può risvegliare anche corde delicate come il rapporto coi propri genitori e con le loro attese o antichi conti in sospeso. Non sfuggire a questo – a volte scomodo – confronto permette di non confondere i propri bisogni con quelli dei figli, di vederli e riconoscerli per ciò che sono e di aiutarli a fare altrettanto con sé stessi.