Image

17-Jul-19 · Psicologia del benessere

Successo: contano solo i numeri?

Misuriamo il successo con il risultato, la performance, i numeri. Ma rispecchiano davvero il valore di quello che facciamo?

Anni fa andai a un convegno a San Severino. Era di sabato, era lontano e il tema era pesante, si parlava di morte. Ma il programma era ricco e stimolante e decisi di andare, aspettandomi di trovare la sala affollata. All’ora fissata per l’inizio, c’era una quindicina di persone. Poche, effettivamente. Ma era ancora presto, e si sa com’è ai convegni, soprattutto di sabato mattina, la gente arriva tardi. Un’altra mezz’ora, ma niente, quindici restavamo. «Peccato», pensai, «ma almeno qualcuno che ha apprezzato, c’è».  E invece dovetti rendermi conto ben presto, dagli sguardi imbarazzati intorno a me, che in realtà l’unico vero pubblico ero io: gli altri erano tutti relatori e organizzatori. Tentarono in ogni modo di catturare anche mio marito che era venuto per accompagnarmi, e che se la squagliò senza pietà. Restavo solo io.

Per tutta la giornata, i quindici si profusero in scuse e commenti impacciati, anche perché il programma prevedeva il coinvolgimento attivo del pubblico in attività pratiche e simulazioni, cosa che rimarcava impietosamente l’imbarazzante circostanza.

Credo che gli organizzatori di quell’incontro abbiano catalogato l’evento come un totale fallimento. E così è stato, considerando il mero dato numerico. Eppure io ricordo quel convegno come il più bello di tutti, quello che mi ha arricchito di più professionalmente e umanamente e che ancora oggi, dopo dieci anni, continua a influenzare il mio lavoro.

Coccolata e riverita, in un clima familiare e intimo, mi coinvolsero nelle attività pratiche, a cui normalmente non avrei mai preso parte, essendo decisamente non avvezza a offrirmi volontaria per partecipare ad alcunché di fronte a un pubblico. Percepisco ancora il senso di pienezza e di commozione con cui tornai a casa, e so che fu il risultato anche delle condizioni particolari di quella giornata formativa. Dal mio punto di vista, un successo totale. C’ero solo io, è vero: gran spreco di risorse ed energie. Ma quello che io ho portato via da lì, lo uso da dieci anni nel mio lavoro con i malati, che sono stati centinaia. Le poesie che mi incantarono quel giorno, hanno poi confortato tanti miei pazienti e hanno preso strade imprevedibili e raggiunto chissà quali altri orecchi.

Troppo spesso misuriamo il successo con il risultato, la performance, la visibilità. “Quanta gente c’era”, “Quanti like ha ottenuto”, “Che ascolti ha fatto”, sono questi i parametri del successo. E i numeri devono essere alti, altissimi. O speciali e vincenti, o falliti. Bisogna far vedere a tutti quanto si vale, il giudizio altrui diventa l’unica misura del proprio valore. Bisogna “sfondare”, essere in vetta per sentirsi riconosciuti. «Se lo apprezzano in pochi, vuol dire che non è un buon lavoro». Non è detto, non sempre è vero. E così se qualcosa piace a molti, non significa che sia di valore e che sia ben fatto. Tutte le sante estati, passeggiando sul lungomare, faccio la stessa osservazione: alcuni locali stipati all’inverosimile, altri completamente snobbati. E ogni anno le sorti cambiano, si invertono, quello che era desolato diventa improvvisamente luogo di culto e viceversa, senza un criterio, perché per imperscrutabili motivi la folla decide di riversarsi su uno o sull’altro richiamando altra folla, che corre lì perché se c’è folla vuol dire che il locale merita.

Siamo spinti a ricercare il successo, si dà anzi per scontato che lo si debba perseguire, e che lo si debba fare adeguandosi a un modello uguale per tutti. Google vomita milioni di pagine che ti spiegano come raggiungere e possibilmente aumentare il tuo successo. Il termine stesso, “successo”, è inflazionato e distorto. In psicologia clinica è poco gradito ed è considerato quasi sempre foriero di guai: ogni psicoterapeuta si augura che non venga mai pronunciato da un genitore quando educa i propri figli.

L’imperativo del successo carica ogni progetto di gravose responsabilità e soffoca il piacere e l’entusiasmo sotto l’ansia della competizione e la paura di non essere accettati; fa perdere il gusto del percorso e delle sue ricchezze; induce a trascurare interessi e intuizioni non immediatamente spendibili rispetto al risultato da ottenere; ti convince che la felicità non può risiedere nella normalità ma che devi comunque sempre puntare a “sfondare”. Ma il successo non è un numero, o almeno non è solo quello. Il vero successo è realizzarsi come persona, e la passione non ha bisogno di riconoscimenti per dare felicità.

 

Image

Signorina lei ha bisogno d'affetto

Scarica il PDF