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20-Jun-19 · Sviluppo del bambino e dell'adolescente

“Non è più il mio bambino!”: genitori alle prese con un adolescente

L'adolescente ha bisogno di ribellarsi ai genitori per diventare un individuo autonomo. Come gestire le sue sfide?

“Non lo riconosco più! Da un giorno all’altro, un’altra persona: sembra di avere un estraneo in casa”. Quello che fino  al giorno prima era un bambino affettuoso e sereno si è trasformato all’improvviso in una cupa presenza  scontrosa; la bambina ingenua e trasparente che confidava tutto alla mamma, d’un tratto si trincera in un silenzio impenetrabile: “Cos’hai?”, “Niente!”, e sparisce in camera sua.

I genitori restano disorientati di fronte a cambiamenti così improvvisi, vengono da me preoccupati che si tratti di un disagio psicologico dei figli oppure si domandano in cosa stiano sbagliando: “Perché mia figlia mi risponde così? Mi tratta male, e dice anche qualche parolaccia. Non l’ha mai fatto! Forse ho sbagliato qualcosa io? Sarò stata troppo dura con le regole?”.

L’adolescente è alle prese con un compito molto delicato: formare la sua identità, per divenire un adulto autonomo. Per farlo, è necessario che si separi dal rassicurante ambiente familiare per sperimentarsi nel mondo esterno e nelle relazioni con gli altri. Ma è preso in una costante ambivalenza: da un lato la spinta ad esplorare il nuovo, a mettersi alla prova, dall’altro la paura di avventurarsi nel mondo senza la protezione e la sicurezza dei genitori. La tentazione di restare nel caldo abbraccio della famiglia si riaffaccia costantemente di fronte alle difficoltà e ai rischi, ma questo significherebbe non poter mai costruire un proprio percorso, non allontanarsi mai da un cammino già tracciato, non poter creare un giorno una nuova coppia o una nuova famiglia. Allora una certa dose di ostilità e di ribellione verso i genitori è necessaria e vitale per poterne prendere le distanze: è grazie ad essa se il distacco è possibile.

Molti genitori  ne sono spaventati perché temono sia il segnale che stanno perdendo l’affetto dei figli: “Mia figlia non mi cerca più. Stavamo così bene insieme, eravamo una squadra invincibile, ora all’improvviso sono diventata trasparente per lei”, “ Mi sfida di continuo, mette in dubbio ogni cosa che dico: perché fa così? Perché non gli vado più bene?”, “Ha cambiato proprio sguardo, mi  risponde male, non l’aveva mai fatto e per me è peggio di una coltellata”.

I figli adolescenti fanno richieste di maggiore autonomia e di solito la quotidianità si trasforma in una continua battaglia su orari di rientro, uso del computer, spese per il telefono o per l’abbigliamento, e le regole vanno ridefinite ripetutamente in base alle nuove esigente e capacità dei ragazzi. E’ sempre opportuno stabilire insieme le regole, evitando un atteggiamento intransigente ma anche un eccessivo permissivismo. Una libertà eccessiva è sentita dai ragazzi come un disinteresse nei loro confronti e uno stimolo ad “alzare il tiro” per testare fino a che punto possono spingersi per  allarmare i genitori. Protestano per le restrizioni,  ma allo stesso tempo si aspettano che i genitori pongano dei limiti, ad esempio che impediscano loro di bere e fumare; poi magari li sfidano lo stesso, ma sapendo di avere sotto una rete di sicurezza. Per questo è molto pericoloso l’atteggiamento del genitore che si spaventa per la scontrosità e l’ostilità del figlio ed è tentato di allentare le regole per scongiurare l’allontanamento emotivo del ragazzo e mantenerne l’affetto e l’approvazione. I genitori devono resistere saldamente agli attacchi dei figli adolescenti, con l’intima consapevolezza che si tratta di un passaggio necessario e restando un punto di riferimento capace di fornire una guida. A questa età  i genitori hanno un minor potere di limitare i comportamenti dei figli, ma possono offrire la loro opinione, la loro presenza e attenzione, evitando giudizi e critiche ma restando fermi nel proibire comportamenti inaccettabili, dannosi o autodistruttivi.

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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