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10-Oct-20 · La personalità

Perchè sono sempre indeciso?

L'indecisione a volte diventa tanto marcata da compromettere la vita personale, relazionale e lavorativa.

In un articolo precedente, avevo parlato dell’utilità del dubbio e dell’indecisione come spazio per il nuovo e il cambiamento, per la riflessione e per l’attesa, in antitesi all’attuale pressione sociale verso l’azione rapida, sicura, determinata e senza esitazione. D’altra parte, quando l’indecisione è costante e invade quasi ogni ambito della quotidianità, può diventare paralizzante e ostacolare la vita personale, affettiva, lavorativa, sociale.

Indecisione, ruminazione e incapacità di scegliere possono essere sintomi di un disturbo psichico, come la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo; in questo caso compaiono improvvisamente in concomitanza con gli altri sintomi del disturbo. In altri casi l’indecisione è invece una caratteristica stabile, costante e duratura della personalità: è di questo che parleremo oggi.

Ci sono infatti persone che vivono costantemente nell’indecisione. Ogni scelta, dalla più banale alla più impegnativa, diventa un’estenuante lotta tra più opzioni. Può trattarsi di decisioni importanti come accettare o meno un posto di lavoro, proseguire o chiudere una relazione affettiva, avere o meno un figlio, o scelte di poco conto come cosa cucinare per cena o che abito indossare per andare in ufficio. Ogni alternativa è soppesata senza poter arrivare a una conclusione e senza riuscire a dare una priorità ai pro o ai contro, avvitandosi sempre di più nel dubbio aggiungendo ogni volta la frustrazione di non essere in grado di scegliere.

Di solito gli indecisi sperano in una risposta dagli altri, chiedono consigli, cercano chi abbia vissuto lo stesso problema per poter avere finalmente un parere illuminante, ma si ritrovano peggio di prima, in una confusione ancora maggiore, con ancora più opzioni in campo e con altri punti di vista di cui nessuno prevale su un altro.

Perché è così difficile per alcuni decidere? A bloccare può essere la paura di sbagliare e di soffrire per le conseguenze della scelta sbagliata. Nell’illusoria speranza di giungere alla conclusione perfetta che possa garantire la riuscita, procrastinano indefinitamente la decisione. Eppure è impossibile eliminare una quota di rischio che è parte di qualunque strada si intraprenda. Non decidere è un modo per evitare l’incognita, l’imprevedibile e l’impossibilità di controllo che sono parte inevitabile della vita.

Decidere significa scegliere, tenere qualcosa e lasciar andare qualcos’altro; significa rinunciare a una delle possibilità. Non decidere permette un’illusoria onnipotenza in quanto tutto è ancora possibile e a portata di mano, tutto è ancora realizzabile, senza accorgersi che continuando a rimandare, si accumuleranno mesi, anni, decenni o un’intera vita senza aver realizzato né l’una cosa, né l’altra.

L’indecisione ha a che fare anche con la riluttanza ad assumere responsabilità, lasciando che siano il caso, il tempo o gli altri a decidere. Non di rado, a quegli altri a cui si è lasciato decidere, si rinfaccerà poi di aver preso la decisione sbagliata, spostando su di loro la colpa per ciò che non soddisfa.

Altre volte è il perfezionismo a bloccare nell’incapacità di scegliere: le aspettative troppo elevate, la necessità di curare ossessivamente ogni dettaglio, l’insoddisfazione per cui ogni aspetto può essere migliorato in modo indefinito, conducono alla paralisi, al blocco, al non riuscire mai a terminare qualcosa, perché non è mai abbastanza ben fatto.

A volte, le persone sanno bene cosa vorrebbero, ma sono bloccate dal timore di deludere aspettative altrui, di essere criticate o rifiutate per i loro desideri e bisogni, e nel dibattersi tra queste opposte esigenze si trascinano senza il coraggio di decidere. Altre volte, non sono consapevoli di cosa vogliono, di cosa preferiscono. Sono così abituate ad adattarsi alle richieste degli altri (o a quelle che credono essere le richieste degli altri), da aver perso il contatto con sé stesse e non riuscire più a distinguere la propria voce. Tra le alternative a disposizione di fronte a una decisione, non sanno rispondere alla domanda «Ma a te, cosa piacerebbe?». Quella scintilla che di solito viene dalla nostra pancia per un istante e che ci fa dire «Oh, quanto mi piacerebbe!» o invece «Oh no, per carità», viene immediatamente seppellita sotto pensieri sui possibili giudizi, sensi di colpa, preoccupazioni per gli altri, pensieri sulla propria inadeguatezza, e messa a tacere. Eppure per un attimo è possibile contattarla, come accade in quella frazione di secondo prima che una moneta lanciata in aria per vedere se esce testa o croce, ricada sulla mano: “Quando sei davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché, nell’esatto momento in cui essa è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando di più” (B. Marley).

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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