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21-Jun-19 · Famiglia e genitorialità

Radici avvelenate, i figli spinti a odiare un genitore

I figli spinti a odiare un genitore perdono parte delle radici. Hanno invece bisogno di portare in salvo qualcosa anche da genitori inadeguati.

“Tuo padre anche oggi non ti ha chiamato: vedi, non gli importa niente di te”, “Tua madre pensa più a uscire con le amiche che a controllarti i compiti”, “Per fortuna tu somigli a me, e non a quel delinquente di tuo padre”, “Mamma invece di venire al tuo saggio ha preferito andare in vacanza col suo nuovo fidanzato”, “I tuoi genitori neanche ti volevano! Se non ci fossimo io e il nonno…”.

Troppi bambini e ragazzi ogni giorno si sentono ripetere frasi come queste da genitori, nonni, dalle persone di cui hanno più fiducia e dalle cui parole traggono il senso da dare alla realtà.

Sono frasi spesso pronunciate con rabbia e con il preciso intento di denigrare e screditare un genitore, altre volte dette con totale inconsapevolezza. La maggior parte delle volte succede dopo una separazione, quando la rabbia verso il partner che ha tradito, offeso, deluso, deborda dal campo coniugale per colpirlo anche nella sua funzione genitoriale (“Se mi hai fatto soffrire così tanto, non puoi essere un buon padre o una buona madre!”), ed è inaccettabile il pensiero che i figli possano averne bisogno. Il desiderio di vendicarsi per il dolore subìto nella coppia spinge a usare i figli per colpire l’altro distruggendone l’immagine ai loro occhi, mettendoglieli contro, ostacolando il rapporto, insinuando e alimentando nel figlio il pensiero che l’altro genitore lo trascuri, gli preferisca un nuovo partner o altri figli.

Anche quando non c’è una separazione, accade che bambini e ragazzi crescano in un clima di costante denigrazione di un genitore (“Tuo padre è sempre il solito irresponsabile”, “Non dare retta a tua madre, chè non capisce niente”) o di nefaste profezie sul futuro (“Stai diventando uno sbruffone proprio come tuo padre”, “Di questo passo farai la fine di tua madre che non ha mai concluso niente nella vita”).

Quando provo a far riflettere questi genitori sulle conseguenze che le loro parole hanno sui loro figli, mi rispondono stupiti: “Ma è la verità! Dovrei mentirgli, dirgli che il padre è tanto bravo?”. Non si tratta di mentire nascondendo le mancanze, i difetti e gli errori del genitore, o illudendo i figli su qualcosa che non c’è, ma si tratta, piuttosto, di salvare il buono che c’è e che viene perso di vista, sminuito, annientato sull’onda della rabbia e del rancore. Anche se questo buono fosse minuscolo o microscopico.

Come un albero non può crescere bene se metà delle sue radici sono avvelenate, così un bambino ha bisogno per il suo benessere emotivo e per costruire un’identità sana e salda, di avere accesso a una immagine buona di entrambi i genitori. Un genitore che, per rabbia o per qualunque altro motivo, distrugga agli occhi del figlio l’immagine dell’altro genitore, si prende la responsabilità di tagliare quella parte di radici e di creare un vuoto che non potrà mai essere colmato: di rendere insomma il figlio orfano di un genitore. Anche quando è necessario allontanare un figlio da un genitore perché questo è veramente pericoloso per lui, si deve fare lo sforzo di cercare qualcosa da salvare.

I figli hanno bisogno di sentire di essere stati amati in qualche modo e di aver ricevuto qualcosa anche da genitori effettivamente inadeguati, trascuranti, gravemente disfunzionali e sofferenti. Per la propria salute mentale, hanno bisogno di portare in salvo qualcosa anche da situazioni obiettivamente drammatiche: “Mia madre mi ha abbandonato, ma almeno mi ha portato nella sua pancia e mi ha fatto nascere”, “Mio padre era un delinquente e incapace di affetto, ma ha voluto che almeno avessi i suoi soldi per poter studiare”. “Cosa se ne fa un figlio di così poco? Non è meglio cancellare dalla mente un genitore così, fare come se non esistesse?”, obiettano molti. Invece quel poco è ciò che salva.  Un bambino che senta che le sue radici sono marce, si sentirà marcio; un bambino educato a disprezzare suo padre o sua madre non saprà con chi identificarsi nel diventare adulto; un bambino che tema di dispiacere il genitore se continua ad amare anche l’altro, si sentirà lacerato e in colpa; un bambino educato a temere un genitore, non si fiderà più di nessuno, neanche di sé stesso. Sentire invece che dalle sue radici è riuscito a passare qualcosa di buono, gli darà la linfa per crescere e svilupparsi.

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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