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21-Jun-19 · Famiglia e genitorialità

Sacrificarsi per il figli: genitori che amano troppo

Sacrificarsi per i figli annullando il proprio benessere li carica di un peso troppo grande e non li aiuta a sviluppare rispetto e gratitudine.

C'è una bellissima canzone degli Stadio che ha vinto il Festiva di Sanremo.  Parla di un padre che si rivolge alla figlia ed è una canzone molto toccante. L’ho ascolta con attenzione più volte, nei miei lunghi viaggi in macchina per andare al lavoro, e sebbene mi piaccia molto, ogni volta avverto un piccolo brivido d’inquietudine quando sento quei due versi iniziali: “Un giorno ti dirò/che ho rinunciato alla mia felicità per te”.  Per molte persone una frase così rappresenta la massima forma di amore da parte di un genitore, l’espressione più alta della generosità verso un figlio, un sacrificio nobile. Pensano che un figlio che si senta dire questo, debba esserne felice e grato. Io invece, ogni volta che la sento, penso alle storie delle persone che incontro nel mio lavoro, e a quante volte l’“amore sacrificale” dei genitori ha portato con sé amarezza, risentimento, delusione, sensi di colpa, oppressione: malessere sia per il genitore, che per il figlio.

Per una curiosa coincidenza, ultimamente le problematiche che i miei pazienti mi riportano con più frequenza gravitano proprio intorno a questo tema. Il più delle volte, ascolto madri che hanno dato tutto per i figli, che sono sempre a loro disposizione, che hanno messo sempre i propri bisogni all’ultimo posto e che a un certo punto si sentono spossate ed esauste: “Mi sembra di essere la loro serva”, “Non ho mai un minuto per me”, “Mi fa impazzire, mi chiama per qualunque cosa!”. Ciò che più fa soffrire i genitori, è l’ingratitudine dei figli: “Dopo tutto quello che faccio, neanche un grazie! E mai che ti dessero una mano”, “Non ha rispetto”, “Non gli importa niente di come sto io”. Per quanto accada anche ai padri, le madri sono più esposte a questo rischio perché l’amore materno come sacrificio è un concetto che permea la nostra cultura. Parlerò quindi principalmente delle mamme, anche se lo stesso meccanismo può riguardare naturalmente anche i padri.

Le madri che “amano troppo” dandosi completamente ai figli possono essere spinte da bisogni diversi. La paura che il figlio non ce la faccia da solo può spingere una mamma a sostituirsi a lui in tutto (dal fare i compiti, al riordinare la stanza, al vestirsi), credendo di dover dare sempre il suo aiuto. Altre volte, è il timore di sembrare una mamma cattiva che porta ad accontentare ogni richiesta o persino anticiparla.  Se i figli hanno sofferto per problemi di salute o vicissitudini familiari, è ancora più forte la tentazione di risarcirli proteggendoli da ulteriori frustrazioni e dicendo sempre “Sì”. 

“Io mi sono sempre sacrificata per amore di mio figlio e speravo che diventasse come me, invece è un egoista. Perché non ha imparato dal mio esempio?”, lamentano molte madri. Ma come può il figlio imparare che anche gli altri hanno delle esigenze, se la mamma per prima non reclama rispetto per le sue, annullandole? Se la mamma non gli fa sentire con forza e chiarezza che anche lei ha una sua vita, che ha un lavoro, che è stanca, che ha delle passioni a cui vuole dedicarsi, il figlio non riesce a vedere altro che sè stesso.

“Eh, lei ha ragione, dottoressa…però, se non glieli faccio io i compiti, poi prende un brutto voto e mi si deprime!”; “E’ vero, dovrei smettere di stirargli quella pila di camicie anche quando sono esausta...ma poi, poverino, come ci va al lavoro, con la camicia sgualcita?”. Sono tante le resistenze che si attivano. Se aiutate a riflettere, però, molte madri riconoscono di far fatica a rinunciare a questa “schiavitù” dai figli perché ne ricavano allo stesso tempo una gratificazione, la sensazione di essere indispensabili, perché essere così presenti nella vita dei figli significa comunque anche poter avere un controllo su di loro, o perché si rendono conto di non avere altro nella vita che la preoccupazione per i figli.

“E almeno mi dicesse grazie!”: dietro il sacrificio di sé, c’è spesso la speranza di avere l’amore dell’altro. Ma sacrificare il proprio benessere per avere l’amore dell’altro non è sano. Il sacrificio sano e costruttivo è quello in cui uno, volontariamente, offre qualcosa di sé all’altro senza autodistruggersi, avendo cura delle proprie energie fisiche ed emotive e anche, responsabilmente,  della propria felicità. Ogni genitore vorrebbe che suo figlio fosse una persona felice. Come può aiutarlo in questo, se gli trasmette il modello di una persona che si annulla e che non ha rispetto di sé? E un figlio che si senta dire “Ho rinunciato alla mia felicità per te”, quanto si sentirà in colpa?

L’esempio di un genitore che cerca di mantenere un equilibrio tra la dedizione al figlio e la cura di sé, insegna al figlio al contempo l’amore per gli altri, il rispetto di sé, la responsabilità.

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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