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21-Jun-19 · Famiglia e genitorialità

Patrigno e matrigna, costruire un buon rapporto con i figli del partner

Patrigno e matrigna devono inserirsi in una famiglia formata, ma senza invadere troppo. Come costruire un buon rapporto coi figli del partner?

Qualche giorno fa mi trovavo in chiesa ad assistere alla prima Comunione di un bel gruppo di bambini. Osservavo la disposizione dei familiari sulle panche: nella prima, subito dietro i bambini, le madri; nella seconda, i padri; dietro, altri personaggi di età variabile non facilmente identificabili. Mentre guardavo, mi chiedevo: quanti patrigni e matrigne – o più correttamente, “terzi genitori”- ci saranno lì in mezzo? Parecchi probabilmente, dato che le famiglie ricomposte sono sempre più numerose. E dove avranno preso posto?  E con quali difficoltà? Ripensavo infatti a tante situazioni viste nel mio lavoro di psicoterapeuta, alla fatica di queste famiglie di ridistribuire ruoli e responsabilità, che più che mai si evidenzia in circostanze come queste, nelle cerimonie, le feste comandate, i compleanni. Conflitti tra gli ex coniugi o tra gli ex e i nuovi partner possono devastare queste occasioni, tra invidie, gelosie, recriminazioni reciproche, pretese di escludere l’uno o l’altro da pranzi e cerimonie. O al contrario, a volte ho visto una collaborazione e una integrazione ammirevoli, una maturità di tutti che consente a questi bambini di avere intorno anche più amore degli altri, perché hanno più persone attente e responsabili che si prendono cura di loro con modi diversi ma che coesistono con serenità, rispetto e arricchimento per tutti.

Il ruolo del nuovo partner della mamma e del papà è piuttosto scomodo. Deve inserirsi in una famiglia già formata, con le sue regole ed abitudini, e inventarsi uno spazio nuovo e personale senza né restare in disparte, né usurpare il ruolo del genitore biologico. Bambini  e ragazzi, soprattutto se hanno vissuto con dolore la separazione dei genitori, possono essere diffidenti o francamente ostili, vedere “quello lì” e “quella lì”  come rivale della mamma o del papà, possono esitare a provare sentimenti positivi perché si sentono in colpa, in un conflitto di lealtà con i genitori biologici, soprattutto se questi, ancora presi dalla rabbia per la separazione, cercano di metterli contro il  nuovo partner dell’ex coniuge. I patrigni, pur nelle numerose difficoltà, sono più avvantaggiati, perché comunque gli uomini in genere sono meno coinvolti nella gestione delle ruotine della casa o dell’accudimento dei figli e hanno meno occasione di entrare in contrasto con il genitore biologico per la spartizione di ruoli e responsabilità. Per le matrigne è più difficile, perché intervengono necessariamente in modo più consistente nella vita quotidiana dei bambini e i disaccordi con le madri naturali sono estremamente più frequenti. Anche l’immagine sociale della matrigna è più negativa, e non a caso anche nelle fiabe è rappresentata come un personaggio malvagio ed egoista. Lo stereotipo della matrigna vede una donna che, innanzitutto, probabilmente ha “sfasciato” una famiglia, e poi una donna che sì, potrà pure sforzarsi di fare da madre, ma tanto non potrà mai esserlo davvero con dei figli non suoi e non li amerà mai come se fossero i suoi.

In effetti è vero che possono provare sentimenti poco nobili. Spesso sentono dentro di sé la gelosia per i figli del partner, perché vedono anteposti i loro bisogni ai propri, soprattutto quando i compagni concedono tutto ai figli con la motivazione che essi hanno già sofferto per la separazione. Oppure riconoscono che non riescono a provare pienamente affetto verso i figli del partner, specialmente quando questi, magari anche aizzati dalla madre, si comportano in modo ostile e rifiutante. Quando ammettono questi sentimenti, sono duramente criticate e colpevolizzate, perché “Ma su, è solo una bambina, dovresti capire!”. Tuttavia soffrono profondamente di queste situazioni e vanno aiutate a capire e accettare che per il partner i figli sono prioritari ma che questo non diminuisce l’amore per loro, e che si tratta di una amore diverso. Hanno anche bisogno di essere comprese se non riescono a provare un amore immediato per i figliastri e accettare che questo rapporto si costruisce con pazienza e tempo e che il sentimento d’affetto non è istintivo né si può creare a comando, ma può semmai nascere e crescere a poco a poco.

 A volte i “terzi genitori” fanno l’errore di forzare i tempi con i bambini, si prodigano per conquistarli senza concedere loro il tempo di abituarsi a una nuova figura che irrompe nelle loro vite, oppure pretendono di imporre un’autorità che i figli non gli riconoscono e infatti rispondono “Tu non sei mia madre! Tu non sei mio padre!”. Il compito più difficile è essere genitori senza sostituire né la mamma né il papà, ma costruendo un legame diverso, a metà strada tra il genitore e l’amico più grande e saggio, un adulto presente, attento e affettuoso che non assuma su di sé responsabilità che non lo riguardano e capace di stare un passo indietro rispetto ai genitori biologici, senza vivere questo con un senso di inferiorità e di esclusione.

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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