21-Jun-19 · Educazione del bambino
Insegnare ai figli come accettare l'insuccesso
L'idea che i figli possano fallire atterrisce molti genitori, ma i ragazzi hanno bisogno di imparare ad accettare la frustrazione dell'insuccesso.
Si disperano per un insuccesso scolastico, si sentono falliti se non riescono in una prestazione sportiva, escono distrutti dalla fine di un primo amore. Bambini e ragazzi appaiono sempre più fragili e sguarniti di fronte a ostacoli, frustrazioni, eventi più o meno dolorosi della vita. I genitori li portano da me perché li aiuti ad essere più forti e resistenti e non si spiegano il motivo di tanta fragilità. In realtà, quando guardo alle spalle di questi ragazzi, trovo che sono in primo luogo i loro genitori a non tollerare l’idea che i figli possano fallire. Si adoperano in ogni modo perché questo non avvenga, perché si sentono sopraffatti e totalmente incapaci di gestire la situazione. Di fronte a uno scacco, perdono la capacità di essere punti di riferimento e di trasmettere serenità e fiducia, entrando loro per primi nel panico. “Nostra figlia ha scelto la facoltà sbagliata e ha perso un anno” – dice una madre piangendo- “Come farà ora? Resterà sempre indietro rispetto agli altri! É disperata poverina, ho paura che non uscirà più da questa depressione”; “Mio figlio è chiuso in casa da una settimana da quando la fidanzatina lo ha lasciato. Non posso vederlo così! E se decidesse di farsi del male? Voglio parlare con la ragazzina per convincerla a tornare con lui”; “A scuola mio figlio è isolato dai compagni, le maestre dicono che è perché lui è aggressivo, ma sono loro che non capiscono niente! Gli cambierò scuola un’altra volta, non lo lascio certo lì con quelle incompetenti”.
Questi genitori cercano di rimuovere gli ostacoli prima che si presentino o di intervenire al più presto per attutire la sofferenza, senza dare ai figli il tempo per affrontarla ed elaborarla e togliendo loro l’opportunità di sviluppare la capacità di adattamento alle avversità. Cercando in ogni modo di garantire ai figli la felicità, evitano loro ogni delusione e frustrazione, ma in questo modo creano al contrario degli adulti infelici, perché quando poi questi ragazzi inevitabilmente sperimenteranno le normali frustrazioni della vita, le vivranno come qualcosa di tragico e insostenibile.
Altre volte di fronte ad un insuccesso dei figli danno la colpa a qualcun altro, fino a mentire pur di coprirli. Non riescono ad accettare nessuna osservazione negativa sui propri figli e reagiscono aggredendo chi fa notare qualcosa che non va. Così non riescono nel compito più importante di un genitore: aiutare il figlio a riflettere sui suoi errori, a trovare in sé le risorse per migliorare e a recuperare la fiducia in sé.
“Se non lo butto subito nella mischia, se non lo pungolo ad eccellere, resterà un mediocre!”; “Voglio che mio figlio abbia dei sogni e li realizzi come ho fatto io!”. Sembra un innocuo e sano augurio, ma non lo è se il messaggio che arriva al figlio è “Devi avere un sogno e devi realizzarlo o non vali niente”. I figli hanno diritto anche a essere “mediocri”, a non avere sogni particolari (e soprattutto a non avere i sogni dei genitori), se la loro realizzazione va in una direzione diversa. L’ansia frenetica di vedere i figli primeggiare in tutto spinge bambini e ragazzi a competere, mentre ciò di cui hanno bisogno è una guida alla realizzazione di sé, alla scoperta delle proprie attitudini e all’accettazione di sé come persona che può sbagliare e fallire senza veder sminuito il proprio valore. Bambini e ragazzi si trovano anzi in un’età in cui è normale e sano avere dubbi, provare, sbagliare, ritentare, cambiare idea, essere indecisi, provare facili entusiasmi che poi altrettanto velocemente svaniscono, mettersi alla prova, capire cosa fa per sé e cosa no. La possibilità di sbagliare è connaturata alla fase dello sviluppo in cui si trovano e i genitori possono fare da guida, offrire un loro parere, aiutare a riflettere, ma poi devono lasciare che decidano da sé.
Per questi genitori è molto faticoso veder fallire i propri figli, sono terrorizzati dalla possibilità che soffrano e soprattutto che non sopportino la sofferenza. Ma è solo lasciandoli sbagliare che possono dare loro l’occasione di sperimentarsi, sentire i limiti, sentire il disagio e sentire anche che poi si supera e che niente di terribile accade. Questo è il solo modo per imparare a tollerare il dolore, circoscriverlo senza esserne annientati e infine lasciarlo alle spalle.