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21-Jun-19 · Educazione del bambino

Mentire ai bambini: la fiducia danneggiata

Mentiamo ai bambini per convenienza, leggerezza o per evitare sofferenze, ma anche le piccole bugie danneggiano fiducia e sicurezza.

“Senti com’ è buona la medicina, la prende anche mamma!”, “Il gatto non è morto, è andato in vacanza!”, “Non andare lì che c’è il lupo!”, “Se dici le parolacce Gesù piange”: sono innumerevoli le piccole bugie che quotidianamente diciamo ai bambini. Lo facciamo per risparmiare loro una sofferenza, per comodità, per leggerezza, perché pensiamo non possano capire la verità. Lo facciamo a fin di bene, ignorando che le nostre bugie non sono così innocenti e che possono portare danno ai bambini. Anche i piccoli dispiaceri della vita possono invece  essere comunicati ai più piccoli in un modo che serva loro a crescere e maturare: basta trovare le parole più adatte alla loro età e alle loro capacità di comprensione.

Non voglio che soffra

Davide deve andare dal medico per fare un’iniezione. I genitori decidono di non dirglielo, perché altrimenti il bambino piangerà e si rifiuterà di andare. Davide scoprirà solo all’ultimo momento la verità. Sofia viene portata al nido. La mamma approfitta di un attimo di distrazione della piccola per sparire, per evitare che la bambina pianga e si disperi vedendola andare via. La mamma di Luca, invece, lo saluta dicendogli “Vado a comprare il pane”, e tornerà dopo otto ore! In tutti questi casi, il comportamento del genitore è dettato dal desiderio di risparmiare al figlio una sofferenza inutile. In realtà, però, in questo modo non solo la sofferenza c’è, ma non viene dato al bambino uno strumento per gestirla. Dire a Davide in anticipo che dovrò fare l’iniezione, provocherà certo il pianto, ma gli darà modo e tempo di prepararsi, di fare domande, di cercare rassicurazioni. Spiegare a Sofia e Luca che la mamma va al lavoro e tornerà dopo che loro avranno giocato, mangiato e fatto la nanna, certo non nasconde il fatto che la separazione non durerà un attimo, però permette loro di scandire lo scorrere del tempo, di tenere sotto controllo l’angoscia verificando che in effetti quello che ha detto la mamma è vero. Sparire all’improvviso evita alla mamma lo strazio delle lacrime, ma può incrinare la fiducia, perché il bambino si trova ad affrontare non solo la separazione, ma anche l’inganno del genitore. Si sente confuso e deluso, preoccupato che la madre possa di nuovo sparire all’improvviso. Spiegare al bimbo cosa accadrà gli consente di dare un significato all’evento; il distacco è faticoso sia per il bambino che per il genitore, ma è un passo in più nel cammino dell’autonomia.

Non riesco a dirgli di no

Dire al bambino una piccola bugia richiede un minor dispendio di energia rispetto a gestire un conflitto. A volte i genitori si sentono in colpa nel dire di no e nel sottrarre delle gratificazioni che il bambino desidera. Temendo di deludere il figlio e di perdere il suo consenso e il suo amore, giustificano il proprio no attribuendolo alla volontà di altri. Così, al bambino che cerca il ciuccio o le ciabattine logore che la mamma ha buttato via, si dice magari “Le ha prese  un bambino povero!” piuttosto che spiegare la verità; questa  modalità non aiuta il piccolo a gestire e superare le inevitabili frustrazioni della vita, oltre a suscitare la sete di vendetta sugli ignari bambini poveri!

Sarebbe molto più utile dire la verità e accogliere i sentimenti negativi del bambino, come la sua ira o delusione, e rispettarli mostrando di comprenderli. Questo lo aiuta ad accettare i limiti e tollerare la frustrazione.

Piccoli inganni quotidiani

Matteo ha sette anni e non gli piace il formaggio.  Chiede alla madre di non metterlo sulla pasta. Lei lo rassicura che farà così; di nascosto, però, lo mescola alla pasta e la porge al bambino. “Ecco la tua pasta senza formaggio!”, mentre si scambia un’occhiata divertita e complice con il papà . Mentre Luca mangia il formaggio convinto che non ci sia, i genitori si rallegrano per il trucco con cui hanno aggirato la sue resistenze. I genitori adottano quotidianamente queste astuzie, ritenendole innocue, se non benefiche. Il bambino però inconsciamente percepisce che i genitori gli nascondono qualcosa; se si  accorge della verità, può sentirsi stupido per il modo in cui si è fatto raggirare, può sentirsi umiliato e perdere la fiducia in sè stesso. Un fatto tanto banale agli occhi dell’adulto, è in realtà motivo di sofferenza per il bambino. Il piccolo impara anche, in questo modo, che è lecito imbrogliare gli altri per ottenere uno scopo. Meglio allora, forse, sacrificare il formaggio e salvare la fiducia in sé e nei genitori…

Babbo Natale, la Befana & il topino del dentino

Una maestra supplente è stata licenziata per aver rivelato ai bambini che Babbo Natale non esiste. La maggior parte delle persone comuni, e anche una parte di esperti del mondo infantile, sono della stessa idea: è un crimine togliere ai bambini la magia legata a queste figure tradizionali, strappandoli prematuramente al mondo incantato dell’infanzia che tutti rimpiangiamo. E’ anche vero, però, che già a quattro anni un bambino ha una notevole capacità critica; vede che i regali si trovano nelle vetrine, o in TV, e intuisce che sono i genitori a portarli. Se l’adulto , in buona fede, porta avanti la favola dei regali di Babbo Natale o di Gesù Bambino, pone in realtà il bambino di fronte a un conflitto: o resta della sua idea e va contro il genitore, o più probabilmente accetta la visione dell’adulto sacrificando la propria – corretta – percezione. Questo non aiuta l’intelligenza del bambino. Si potrebbe invece  spiegare al bambino che Babbo Natale è una figura mitica come le fate o i giganti e che, anche se non esiste davvero, appartiene però al mondo dei nostri affetti e desideri. Si può portare avanti il rituale Cristiano anche ammettendo che sono i genitori a portare i regali: ciò non toglie affatto eccitazione e gioia ai bambini. Allo stesso modo, le storie di fate, streghe e  folletti, o il topolino che porta un soldino per il dente caduto, restano affascinanti e magnetiche per il bambino, anche se sa che è “per finta”. Anzi, è fondamentale che sia “per finta”: se l’adulto parla di queste figure come se fossero realmente esistenti (il classico lupo per spaventare il bambino) piuttosto che inventate, confonde il bambino, che può anche restare turbato e spaventato. Tra i tre e i sei anni il bambino spende molte  energie per distinguere tra ciò che è vero e ciò che non lo è: non è il caso che sia proprio l’adulto a ostacolarlo in questo delicato e fondamentale compito. Più è incerto il senso di realtà (cosa è reale e cosa no), più il bambino è pauroso, perché il mondo, ai suoi occhi, non è controllabile. Intuisce cosa è falso, ma ha bisogno della conferma dell’adulto.

 Perché scegliere la sincerità?

I bambini hanno bisogno di punti di riferimento chiari. Se gli adulti confermano ciò che loro intuiscono e percepiscono, i bambini ne guadagnano in fiducia e sicurezza e il loro senso di intuizione, innato, ne esce rafforzato.

La verità permette di sviluppare le risorse per comprendere a affrontare i momenti difficili e dolorosi; consente di sviluppare l’intelligenza e la capacità di riconoscere e gestire emozioni come la rabbia e la paura.

Gli imbrogli hanno successo nel breve periodo, ma a lungo andare trasmettono un modello di comportamento sbagliato e ostacolano un confronto corretto con la realtà. La verità permette di diventare adulti consapevoli e sinceri.

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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