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28-Feb-22 · Ansia, depressione, traumi

Ansia sociale, quando il giudizio degli altri diventa vero terrore

L'ansia sociale fa parte dei disturbi ansiosi e riguarda la paura di apparire inadeguati agli occhi degli altri.

Ansia sociale, un disturbo che riguarda il 7% della popolazione e che è ancora poco conosciuto e spesso confuso con la timidezza.La fobia sociale, o ansia sociale, riguarda le situazioni in cui si è esposti alla valutazione altrui. Alcune occasioni sociali come prendere la parola in pubblico, tenere una conferenza, esibirsi suonando uno strumento ci espongono al giudizio altrui e ci procurano una certa, normale apprensione. Ma per alcuni, l’apprensione di essere giudicati negativamente da altri diventa vero terrore, e le situazioni temute sono anche le più semplici della vita quotidiana: mangiare in presenza di altri, telefonare, usare un bagno pubblico, entrare in una stanza dove tutti sono già seduti, scrivere la propria firma davanti a qualcuno. Diventa perciò comprensibile quanto il disturbo possa essere limitante.

La fobia sociale è un disturbo ansioso che riguarda le relazioni: è la paura di apparire inadeguati di fronte agli altri e di essere giudicati in modo negativo. È accompagnata da sintomi fisici come tachicardia, sudorazione, vampate di calore, tremore, disturbi gastrointestinali: una situazione di intenso malessere psicofisico, che va al di là di ciò che comunemente intendiamo per timidezza.

La caratteristica più invalidante della fobia sociale è l’evitamento: la paura porta a evitare le situazioni sociali, restringendo sempre più i campi vitali. La paura comincia a presentarsi molto prima dell’evento temuto: anche il solo immaginare la situazione può innescare il panico.

Le persone con questo disturbo hanno più difficoltà a ottenere successo scolastico e lavorativo faticano ad avere delle relazioni intime appaganti, perché evitano di esporsi e non mettono in mostra capacità e doti personali che pure possiedono.

Il nucleo della fobia sociale è un’eccessiva concentrazione su di sé e su eventuali sensazioni fisiche sgradevoli che vengono accentuate dal fatto di prestarvi attenzione. Nella prestazione lavorativa, o scolastica, o durante una conversazione con qualcuno, la persona fobica perde di vista la prestazione o la conversazione in sé ed è tutta concentrata nel cogliere i segnali del proprio malessere, che teme gli altri percepiscano. Teme di non riuscire a parlare, di bloccarsi, di balbettare, di arrossire. Considera drammatica ogni sua inadeguatezza alimentando sempre più l’ansia e allontanandosi da una visione realistica della situazione.

Il disturbo è accompagnato da convinzioni rigide e distorte su come ci si dovrebbe comportare e da percezioni irrealistiche di sé e degli altri: “È sbagliato mostrarsi ansiosi” o “È da stupidi non rispondere con prontezza”, o ancora “Tutti mi guardano”, “Sicuramente farò una figuraccia.”

Attualmente si ritiene che alla base della fobia sociale interagiscano fattori genetici, educativi e sociali, tra cui un’iperreattività cerebrale agli stimoli pericolosi (per cui anche minacce in realtà minime attiverebbero una interpretazione e una reazione comportamentale esagerate), una scarsa valutazione di sé dovuta a esperienze familiari sia di rifiuto che di iperprotezione, ed esperienze sociali che sono state vissute come umilianti.

Un trattamento psicologico efficace è quello cognitivo comportamentale, che mira a modificare quei pensieri rigidi che inducono l’ansia. L’obiettivo è ridimensionare le aspettative e i giudizi sul comportamento proprio e altrui e prestare meno attenzione ai sintomi fisici, evitando di innescare il circolo vizioso dell’ansia; concentrarsi meno su di sé, e più sull’altro.

L’altro aspetto fondamentale della terapia è l’esposizione graduale alle situazioni temute, che vanno affrontate gradualmente, anche con il supporto di tecniche di rilassamento che aiutano a ridurre e gestire i sintomi ansiosi.

Il trattamento mira anche ad esercitare le abilità sociali per interagire con gli altri: presentarsi, iniziare una conversazione, esprimere un’opinione, porre una richiesta, discutere un problema, ma anche guardare negli occhi l’interlocutore, stringere la mano, mantenere una certa postura. Ampliare e rendere più flessibili le abilità sociali fa sentire più sicuri ed equipaggiati nell’incontro con gli altri.

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