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21-Jun-19 · Ansia, depressione, traumi

Il disturbo da stress post traumatico, come superarlo

Il disturbo da stress post traumatico colpisce chi ha vissuto un trauma con ricordi intrusivi ed evitamento di tutto quello che rievoca l'evento.

Il Disturbo da Stress Post Traumatico  (abbreviato in PTSD) è un disturbo d’ansia che può colpire chi abbia vissuto o abbia assistito a un evento traumatico che ha comportato un rischio per l’integrità fisica o per la vita propria o altrui. Eventi traumatici sono ad esempio aggressioni fisiche, rapine, stupri, incidenti, gravi malattie, calamità naturali come terremoti, inondazioni; tuttavia, anche accadimenti meno estremi ma prolungati nel tempo, come maltrattamenti fisici e psicologici, possono provocare il disturbo. Il PTSD può colpire pertanto chi ha subito personalmente l’evento traumatico, i testimoni o i familiari delle persona colpita (anche il solo venire a conoscenza di gravi incidenti o lesioni o della morte improvvisa di un parente o amico), o anche il personale di soccorso che opera con le vittime.

Il ritorno del passato

La reazione della persona colpita è di paura intensa ed impotenza. Tipicamente, l’evento traumatico viene rivissuto continuamente in ricordi intrusivi, flash-back, incubi, stati dissociativi in cui la persona rivive l’evento in modo intenso e vivido, come se stesse accadendo di nuovo. Nel tentativo di evitare l’enorme disagio che la riattivazione del trauma comporta, evita tutte le situazioni e gli stimoli associati in grado di rievocarlo; la compromissione della vita quotidiana può diventare marcata, perché bastano stimoli davvero minimi per riattivare l’angoscia: un rumore, un odore, una frase. L’evitamento può manifestarsi anche con l’incapacità di ricordare aspetti del trauma. Il disturbo comporta un costante stato di allarme e ipereccitazione, con irritabilità, difficoltà di concentrazione e del sonno, e allo stesso tempo una riduzione e un appiattimento dell’affettività e dell’emotività per cui la persona appare stordita, disinteressata al mondo esterno, alle relazioni, incapace di provare sentimenti. Possono esserci anche sensi di colpa per l’accaduto o per non aver potuto evitare il fatto, o per essere sopravvissuti a differenza di altre persone coinvolte.

Un tentativo estremo di gestire il dolore

La persona che ha subito il trauma è come “un’auto con acceleratore schiacciato a tavoletta (l’ipereccitazione), con il freno a mano contemporaneamente al massimo (l’iperadattamento) e magari con guidatore svenuto (dissociazione)” (M. Malacrea): una condizione davvero penosa.

Nel disturbo  possono quindi presentarsi  modalità di reazione al trauma apparentemente opposte: da una parte un ripresentarsi continuo di ricordi anche molto dettagliati dell’evento, dall’altra amnesie e tendenza a cancellare in parte o totalmente l’esperienza vissuta; da un lato, lo stato di allarme continuo e l’ipercontrollo, dall’altro, ottundimento e indifferenza verso il mondo esterno per cui la persona sembra diventare insensibile anche verso nuove situazioni potenzialmente pericolose.

La maggior parte delle persone che vivono esperienze critiche non sviluppa un vero e proprio disturbo: la prevalenza del PTSD è infatti del 7%. Generalmente, dopo una prima fase di shock e di disagio, progressivamente la persona si riadatta e torna alla normalità. Nel PTSD  invece la sofferenza è molto intensa e invalidante, e tende a persistere nel tempo se non trattata. Inoltre, il disturbo può comparire non solo subito dopo il trauma, ma anche a distanza di diversi mesi.

Rielaborare il ricordo

Il trattamento d’elezione nel Disturbo da Stress Post Traumatico è l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Questa tecnica psicoterapeutica si basa sull’assunto che gli eventi traumatici, per l’intensa carica emotiva che li accompagna, sono in grado di soverchiare il nostro naturale sistema di elaborazione delle informazioni. Pertanto l’evento resta in memoria come un corpo estraneo, con tutte le sensazioni, emozioni e cognizioni originarie come cristallizzate e pronte a riattivarsi tali e quali di fronte a uno stimolo scatenante. L’esecuzione di determinati movimenti oculari da parte della persona durante la rievocazione dell’evento traumatico, produce una stimolazione bilaterale degli emisferi cerebrali con una risincronizzazione dell’attività cerebrale. Questa si traduce in una rielaborazione  dell’evento da parte della memoria, per cui le informazioni legate al trauma perdono la loro carica emotiva disturbante e vengono reimmagazzinate in una forma più adattiva.

Oltre all’EMDR, sono molto efficaci le psicoterapie che prevedono l’esposizione graduale alle situazioni stressanti attraverso la rievocazione dell’evento traumatico nell’immaginazione e l’esposizione reale alle situazioni in grado di riattivarlo; questo permette una graduale desensibilizzazione con diminuzione dell’ansia  e dell’evitamento.

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