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07-Nov-20 · Ansia, depressione, traumi

Paura di guidare, cause e terapie

Le cause della paura di guidare spaziano dall'inesperienza, ai traumi, ai problemi relazionali.

Tachicardia, sudorazione, tremore, mancanza d’aria, fino all’attacco di panico: sono i sintomi che possono accompagnare la paura di guidare. Paura e ansia alla guida, a diversi livelli di gravità, interessano quasi un terzo della popolazione. Quando i sintomi diventano così intensi da causare un disagio significativo o un’importante compromissione della qualità di vita, si parla di fobia.

La paura di guidare può assumere forme diverse: la persona può temere di guidare da sola, senza una persona di fiducia al suo fianco, o temere di guidare solo in autostrada o strade a scorrimento veloce; può aver paura delle situazioni di traffico intenso, o più specificamente di immettersi in una rotatoria; può temere di guidare in certe condizioni metereologiche, oppure oltre una certa distanza dalla propria casa.

La paura induce ad evitare di mettersi al volante o a ridurre il più possibile la guida, portando a limitazioni anche gravi dell’autonomia personale, alla rinuncia ad attività, a compromissione del funzionamento lavorativo e sociale.

La paura di guidare può avere cause diverse. Nel neopatentato può dipendere da insicurezza e scarsa esperienza e risolversi con una maggiore pratica. In altri casi la paura di guidare è solo una delle molteplici manifestazioni di un più ampio disturbo d’ansia generalizzato, in cui la persona è costantemente preoccupata per un gran numero di situazioni quotidiane. Altre volte, può essere parte di un disturbo da attacchi di panico, in cui la guida costituisce una delle occasioni in cui il panico si manifesta. In altri casi, la paura di guidare rientra in un disturbo claustrofobico, in cui l’ansia è legata al trovarsi in spazi chiusi,  o in un disturbo agorafobico, in cui l’ansia è provocata dal trovarsi in luoghi da cui sarebbe difficile allontanarsi (autostrada, ponti, posti affollati).

La paura di guidare può anche essere conseguenza di eventi traumatici, come incidenti vissuti in prima persona o a cui si è assistito. In questi casi, potrebbe essere un elemento di un più ampio disturbo da stress, acuto o post-traumatico.

Ancora, la paura di guidare può essere sintomo di un problema relazionale, in particolare di una difficoltà a separarsi da casa e/o dalle figure significative. Limitando la possibilità di autonomia e rendendo materialmente impossibile allontanarsi più di tanto, consente di restare vicino alle figure significative e di mantenere una dipendenza da loro. Ciò può rispondere a un bisogno di controllo, sia da parte del soggetto che ha la fobia, sia dei suoi familiari, o all’esigenza di perpetuare dei ruoli nelle dinamiche familiari (il genitore che si assume il compito, ad esempio, di trasportare il figlio quarantenne che non riesce a guidare e mantiene così un senso della propria utilità o una qualche forma di potere). Non riuscire a guidare può anche limitare le possibilità lavorative ed essere così il tramite per cui una persona mantiene una dipendenza anche economica dalla famiglia, o dal partner nella coppia.

La paura di guidare può anche essere una manifestazione di ansia sociale, in cui si teme il giudizio degli altri: il timore di apparire incapaci alla guida, di bloccare il traffico ed essere oggetto di scherno dagli altri automobilisti, di non essere capaci di parcheggiare, di apparire goffi alla guida e perciò essere valutati negativamente.

Il trattamento dipende dal contesto in cui si inquadra la paura di guidare. Se è parte di un disturbo d’ansia, il trattamento che si è dimostrato più efficace è la psicoterapia cognitivo comportamentale, che aiuta la persona ad affrontare progressivamente le situazioni temute con un’esposizione graduale e attraverso la modificazione di pensieri e convinzioni distorte (ad esempio “Tutti mi guardano mentre guido”, “Devi essere scattante alla guida altrimenti ti giudicano male”).

Per la paura di guidare conseguente a traumi, il trattamento d’elezione è la terapia EMDR (Desensibilizzazione e Riprocessamento tramite Movimenti Oculari).

Quando invece il disturbo è attribuibile a motivi relazionali, la psicoterapia, sia in forma individuale che di coppia o familiare, mira a sostituire le modalità relazionali inadeguate con altre più adattive, in cui la persona possa individuarsi e funzionare autonomamente pur mantenendo un legame con le figure significative.

 

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