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08-Sep-24 · Ansia, depressione, traumi

“È la persona giusta per me?”, il disturbo ossessivo compulsivo da relazione

 La persona affetta da DOC da relazione ricerca ossessivamente certezze sulle proprie relazioni affettive, arrovellandosi in dubbi a cui non esiste risposta.

A tutti può succedere di interrogarsi se la propria coppia funzioni bene e se il partner sia la persona giusta. Durante il corso di un legame affettivo, possono esserci momenti o periodi di incertezza in cui ci chiediamo cosa proviamo, quanto siano intensi i nostri sentimenti, oppure ci domandiamo se in coppia siamo felici, se siamo davvero appagati, se con qualcun altro potremmo stare meglio. Oltre ad essere normale, può essere anche sano, occasionalmente, mettere meglio a fuoco questi aspetti e divenire più consapevoli della qualità dei nostri legami e di eventuali cambiamenti di cui avremmo bisogno. Ci sono casi, però, in cui questi normali e sani dubbi diventano continui, martellanti, pervasivi: in una parola, ossessivi. In questi casi i dubbi assumono proporzioni patologiche,  tormentando costantemente la persona, invadendo tutto lo spazio vitale, fino a impedirle di concentrarsi sul lavoro, sullo studio, su ogni altra attività.

Si tratta di una forma di disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), nel caso specifico incentrato sulla relazione, e perciò definito “DOC da relazione”. Può riguardare non solo la relazione di coppia ma anche altri tipi di relazione, come quella con un figlio, anche se oggi mi concentrerò sulla forma più frequente, relativa al legame amoroso con il partner. La persona che ne è afflitta, si arrovella continuamente nel dubbio che il proprio partner possa non essere la persona giusta, che la relazione possa non essere quella migliore per sé, che i propri sentimenti non siano quelli che si dovrebbero provare, che certe caratteristiche fisiche o caratteriali del partner possano penalizzare la relazione. Il problema è inquadrato come disturbo ossessivo compulsivo perché questi pensieri hanno il carattere delle ossessioni (contenuti mentali che l’individuo sperimenta come intrusivi e indesiderati, che non vorrebbe provare, che vive come contrastanti con ciò che vive nel rapporto di coppia e di cui si dispiace) e perché, nel tentativo di placare l’ansia e di trovare risposte e certezza, la persona compulsivamente cerca delle prove per  dirimere questo penoso dubbio.

Che tipo di prove cerca chi ha questo disturbo? Nel tentativo di ottenere informazioni decisive, osserva i propri pensieri e sentimenti, cercando di stabilire con esattezza cosa sente quando pensa al partner o quando ci sta insieme, analizzando ogni dettaglio che possa stabilire una volta per tutte se quella è la relazione giusta o no. Può monitorarsi per osservare se prova gelosia o meno, se prova interesse per altre persone, oppure si paragona ad altre coppie e a quanto loro appaiono felici o affiatate o complici . Allo stesso tempo, ha anche paura di scoprire di non provare ciò che pensa dovrebbe provare. Malgrado ogni sforzo di fugare ogni specifico dubbio, però, non arriva mai a tranquillizzarsi, perché il fatto stesso di porsi dei dubbi viene interpretato come segnale  che la relazione ha qualcosa che non va, e quindi di nuovo ricomincia il tormento. Inoltre, questi dubbi ossessivi possono di per sé influire negativamente sulla qualità del rapporto, provocando incomprensioni e conflitti e diventando perciò una profezia che si autoavvera e che  rinforza ulteriori e più profondi dubbi. Infine, anche quando la persona sia consapevole di soffrire di un dubbio patologico, ecco che si affaccia un nuovo e ancor più temibile dubbio: come capire se ciò che prova dipende dal disturbo o dalla realtà della relazione?

I dubbi ossessivi possono comparire in momenti particolari del rapporto che rappresentano un cambiamento e un passaggio a una maggiore intimità o responsabilità e impegno, come quando la coppia valuta se convivere, se sposarsi, se avere dei figli, oppure possono emergere dopo la fine di una storia o dopo avere deciso di chiudere un rapporto per avviarne uno nuovo. Il dubbio è che il vecchio partner lasciato fosse in realtà quello giusto, ma anche nel caso si tornasse indietro rinunciando al nuovo partner, immediatamente il dubbio si trasferirebbe al nuovo partner: era forse lui quello giusto e sarebbe stato meglio proseguire nella nuova relazione? E così, in un penoso andirivieni tra le due opzioni ognuna delle quali appare potenzialmente migliore ogni volta che la si abbandona.

Continuando a controllare ossessivamente la giustezza della propria scelta, la persona con DOC da relazione cerca di scongiurare il pericolo di commettere l’errore più grave della vita. La relazione è vissuta infatti come fondamentale per la propria esistenza, per la propria identità, per la propria autostima, per il proprio valore. Tutto si gioca nella relazione amorosa e diventa perciò essenziale non sbagliare la scelta, che è vissuta come una mossa da cui non c’è ritorno. L’ipotesi di una interruzione della relazione è vissuta come catastrofica, perciò ogni piccolo malessere (noia, fastidio, irritazione) o incomprensione che normalmente  si verificano in una coppia scatenano un’angoscia sproporzionata,  perché, venendo interpretati rigidamente come  il segnale che la relazione non funziona, evocano lo spettro di  una fine ritenuta intollerabile.

Alla base del disturbo si trovano quindi delle convinzioni rigide sull’importanza della relazione sentimentale, su come una coppia dovrebbe funzionare, e la difficoltà a tollerare l’incertezza, l’ambivalenza, il rischio. La certezza assoluta che la persona con questo disturbo ricerca, è una certezza irrealistica impossibile da raggiungere, perché in qualsiasi rapporto esiste un margine di rischio e in qualunque relazione accade inevitabilmente di sperimentare emozioni, sentimenti e pensieri negativi. Non possiamo mai avere la certezza al 100% che una persona sia quella giusta per noi, che una relazione sarà felice o che durerà per sempre. La persona può smettere di cercare la risposta definitiva ai suoi dubbi solo quando diventa consapevole dell’impossibilità della risposta, perché una risposta assolutamente, totalmente, sicuramente giusta non esiste e occorre accettarlo e imparare a convivere con un margine di incertezza, di errore e di imprevedibilità.

 

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Signorina lei ha bisogno d'affetto

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