02-Apr-20 · Psicologia del benessere
Non sai cosa vuoi nella vita? Può essere un bene
Non occorre necessariamente porsi e raggiungere determinati obiettivi per sentirsi felici e realizzati. Anzi, a volte possono essere un limite.
Se digiti “obiettivi” su Google vieni travolto da una valanga di articoli che promettono la ricetta infallibile per mettere a punto e realizzare i tuoi obiettivi. L’assunto di partenza dato per scontato è che sia necessario, anzi, indispensabile avere degli obiettivi da perseguire nella vita, e che sia – se non necessario – comunque un bene adoperarsi per realizzarli con successo. L’impressione è che non avere un obiettivo significhi essere demotivati, pigri, disperdere energie in modo improduttivo. Per trovare qualche rara voce fuori dal coro bisogna scorrere decine di pagine. In genere quindi non è contemplata l’eventualità che l’assenza o il mancato raggiungimento di obiettivi possano coesistere con la realizzazione di sé, la salute e il benessere personale e la felicità.
“Obiettivo” e “successo” sono due delle parole che mi piacciono meno e che preferisco non usare. Nei racconti dei miei pazienti che descrivono il proprio disagio ricorrono spesso: «Non porto mai a termine i miei obiettivi, sono un fallito», «Perché io non riesco ad avere uno scopo nella vita?», «Non posso accettare che mio figlio sia così mediocre, che non abbia obiettivi da realizzare!», «Ho raggiunto con successo quello che tanto volevo, eppure adesso non sono felice, perché?».
Molte persone si pongono degli obiettivi e poi soffrono se non riescono a realizzarli, senza essersi mai chieste cosa le spinga a perseguire proprio quelle mete. Avere un certo lavoro, avere una promozione, sposarsi, avere un figlio, dimagrire, smettere di fumare, prendere una laurea, avere una certa casa, avere una certa auto, diventare più sicuro di sé, fare una certa vacanza, avere più amici, essere più presente in famiglia: può essere qualunque cosa, obiettivi più materiali o più spirituali, non importa. Molti non si chiedono in realtà perché desiderino proprio quella cosa, che significato abbia per loro. Quando sono aiutati a farlo, possono scoprire che quell’obiettivo in realtà non corrisponde ai loro autentici desideri, che è l’obiettivo di qualcun altro, magari un familiare che non si vuole deludere, oppure che è un modo per ottenere altro: per avere attenzione, approvazione, riconoscimento, per riparare dei sensi di colpa. Allora diventa più chiaro perché non riescono a realizzarlo, e anzi, a volte sembra proprio che facciano di tutto per non realizzarlo e autoboicottarsi. E diventa più chiaro perché anche un successo raggiunto non appaghi e lasci un vuoto di insoddisfazione.
Fissarsi sul raggiungimento di una meta può far perdere il piacere del viaggio e diventare così un limite. E, al contrario, non porsi una meta può permettere di godere del viaggio e assaporare il presente. È ciò che succede ad esempio alle persone malate che all’improvviso si vedono costrette dalla malattia a sospendere tutti i progetti esistenziali e a vivere, almeno per un periodo, alla giornata: molte scoprono solo in questo modo la capacità di vivere appieno la vita, di non scappare né nel passato né nel futuro (come spesso ci accade di fare, presi dai rimpianti di qualcosa che non c’è più o dall’attesa di ciò che ancora non c’è), ma di stare nel momento attuale con intensità.
Alcuni pensano di non avere obiettivi nella vita, vedono gli altri adoperarsi per realizzare i propri sogni e si chiedono «Perché io no? Perché niente mi appassiona?». In realtà, se si va a fondo, hanno anche loro qualcosa che gli fa brillare gli occhi, ma lo hanno scartato e messo da parte perché qualcuno o qualcosa li ha convinti che è troppo stupido, che è irrealizzabile, che non ha abbastanza valore, che sono altre le cose importanti. Appena gli restituiscono spazio e legittimazione, sentono fiorire dentro di sé l’entusiasmo e la voglia di fare. Perché ciò che conta non sono gli obiettivi da raggiungere, ma qualcosa di più vasto e profondo, i valori e le passioni che guidano la nostra vita e danno direzione alle nostre scelte.
Accettare di sentirci in crisi e di non essere sicuri di cosa vogliamo non deve spaventarci: può aprire nuove strade, far emergere altre capacità, liberarci dall’oppressione di conformarci ad attese che non sono le nostre e non ci corrispondono, permetterci di dedicare amore e cura a ciò che abbiamo ora.