31-May-20 · Psicologia del benessere
Perchè non trovo mai il tempo per me?
Molti si lamentano di non trovare tempo per se stessi tra i vari impegni, ma spesso dietro si nascondono resistenze inconsapevoli.
È una lamentela che sento ripetere frequentemente nel mio lavoro. Che si tratti di persone che si rivolgono a me per qualche disagio psichico, o di operatori con cui svolgo incontri di formazione e supervisione, le parole sono grosso modo le stesse: «Non ce la faccio più, avrei bisogno di più tempo per me, ma non è possibile…». Manca il tempo per dedicarsi alla cura di sé, per ricaricarsi o per riposarsi: «Sono mesi che vorrei iscrivermi in palestra, ma non riesco mai a trovare un’ora per me», «Avrei davvero bisogno di una vacanza, anche solo una giornata, ma c’è sempre qualcosa per cui devo rimandare», «In casa io corro sempre e gli altri stanno sul divano! Piacerebbe anche a me stare sul divano, ma chi ce l’ha, il tempo?».
Alcuni non riescono a sottrarre tempo agli impegni di lavoro, altri si sentono fagocitati dagli impegni familiari con partner, figli, genitori anziani, gestione della casa; altri ancora si sentono accerchiati su entrambi i fronti, personale e professionale. Non avere uno spazio in cui ricaricarsi può condurre a un vero esaurimento psico-fisico con conseguenze importanti. Nonostante questo, e malgrado chi si lamenta sia consapevole del rischio che corre, nei fatti molti, alla fine, non sono così motivati a cambiare le cose. Si osserva facilmente, infatti, che anche quando gli ostacoli sono stati rimossi e niente impedisce di prendersi finalmente il desiderato, rimpianto e rivendicato tempo per sé, poi la persona stessa è restia a farlo e sembra che si autoboicotti, preferendo continuare a lamentarsi lasciando tutto invariato. Emergono insomma delle resistenze che hanno a che fare con bisogni profondi. Si dà la colpa a cause esterne se il tempo non c’è, ma quando queste vengono a cadere, si evidenziano i reali motivi per cui molti non sanno/possono/vogliono prendersi quel tempo per sé.
Nel lavoro, alcune persone si danno troppo, investono energie eccessive anche quando non servono o non sono richieste, non riescono a dire di no agli altri o a porre un limite a sé stesse anche quando sentono che sarebbe giusto e sano, perché sono bloccate in pensieri rigidi e disfunzionali: «Non posso sbagliare», «Devo tenere tutto sotto controllo», «Devo fare bella figura», «Non posso sembrare incompetente», «Se un collega ti chiede una mano, è tuo dovere aiutarlo anche se sei stanco», «Se penso per me sembrerò egoista», «Se dico di no ci rimarrà male», «Se non lo aiuto io non lo aiuterà nessuno», o ancora «Ho bisogno di sentirmi utile», «Ho bisogno di sentirmi indispensabile», «Ho bisogno di sentirmi dire grazie».
Alcuni riempiono tutto il proprio tempo con il lavoro perché serve come alibi per evitare altre situazioni che li mettono in difficoltà: se avere del tempo libero significa tornare a casa prima e trovare, ad esempio, un partner assillante o un bimbo impegnativo di cui prendersi cura, sfinirsi di lavoro può essere inconsapevolmente un modo per schivare richieste poco attraenti.
Anche chi tende a darsi troppo sul piano personale e familiare lamentando poi di non avere spazi per sé, è spinto in genere da alcuni dei motivi descritti prima, a cui si aggiunge anche il pensiero «Se non ci penso io, gli altri non sono capaci di badare a sé stessi», e ciò che spinge ad essere sempre presenti è quindi la preoccupazione che, senza il proprio intervento, le persone care possano soffrire o correre dei pericoli. Sono soprattutto le donne ad avere grosse difficoltà nel lasciare le redini e nel rinunciare al ruolo di pilastro, a cui tutti gli altri si appoggiano e a cui fanno sempre riferimento. Anche se pesante, è un ruolo che gratifica e fa sentire importanti. D’altra parte però, oltre ad ostacolare l’autonomia degli altri, finisce spesso per deteriorare le relazioni. Soprattutto in alcune fasi o eventi più critici della vita, questo abituale funzionamento non regge più, la fatica diventa insostenibile e continuare a dare agli altri senza recuperare energie per sé produce insoddisfazione e aggressività, che viene in qualche modo, più o meno larvato, riversata proprio su chi si vorrebbe aiutare o proteggere. Più sano allora fermarsi a riflettere, essere onesti con sé stessi e contattare dentro di sé le emozioni e i pensieri che spingono a darsi agli altri all’eccesso, per poterne prendere le distanze e ridimensionarli, rendendoli più flessibili.