29-Mar-20 · Altri articoli
Bufale, perchè ci crediamo?
Abbocchiamo alle fake-news a causa del modo con cui sono costruite e di alcuni meccanismi della nostra mente.
Non solo ingenui, sprovveduti o ignoranti: vittima delle fake news, o bufale, può essere chiunque, indipendentemente da istruzione, cultura e capacità cognitive. Anche ai più scaltri può accadere di abboccare a una bufala ben congeniata, soprattutto in un momento come questo, in cui l'incertezza e la paura ci spingono a trovare spiegazioni univoche, soluzioni semplici, indicazioni in grado di rassicurarci. Pensiamo alla rapidità con cui, ad esempio, si è diffusa sulle bacheche facebook- persino quelle di operatori sanitari- la bufala sui semplici comportamenti per eliminare il virus Covid-19, tra cui bere frequentemente bevande calde o stare al sole.
Le fake news sono notizie false costruite secondo uno schema preciso e con caratteristiche che le rendono, appunto attraenti. Sono fatte in modo da attirare l'attenzione, suscitare reazioni e quindi favorirne la condivisione e diffusione. Le smentite che tentano di smontarle e correggerle, invece, si impongono con molta più fatica e non hanno lo stesso potere di circolazione “virale”, perchè più articolate, meno immediate, più ostiche sia da comprendere che da accettare, in quanto “guastano la festa”. Le bufale sono attraenti perchè affermano verità assolute, semplificano la realtà e vengono incontro al nostro bisogno di certezze. Non sono completamente false, ma contengono sempre almeno alcuni elementi di verità, per essere maggiormente credibili, accanto ad altri elementi che restano vaghi (soprattutto le fonti: un certo medico non meglio specificato, una università sperduta mai sentita nominare...).
Ma a farci cadere in trappola, contribuiscono anche alcuni meccanismi di funzionamento della nostra mente. Come abbiamo visto anche in articoli precedenti, la nostra mente tende a fare economia, a semplificare i processi decisionali per non essere sovraccaricata di informazioni, a usare scorciatoie a scapito dell'accuratezza, con il rischio di incorrere in errori di giudizio.
Una notizia ci appare più verosimile se abbiamo già sentito altri parlarne. Più sentiamo ripetere una notizia, più la riteniamo credibile. Diamo per scontato che gli altri che condividono la notizia abbiamo più informazioni di noi e che le abbiano già verificate: ciascuno procede con questo ragionamento accodandosi agli altri, quando in realtà nessuno ha approfondito. Accade purtroppo anche che i più esperti che potrebbero smentire la bufala in virtù delle proprie conoscenze, siano proprio quelli che rinunciano a intervenire, per evitare discussioni interminabili con incompetenti ostinati riluttanti a qualsiasi confronto. La tendenza a difendere la bufala in cui si crede resiste ciecamente ad ogni appello al ragionamento e anche di fronte a prove inequivocabili e fonti autorevoli, perchè prevale il bisogno di restare ancorati a ciò in cui si crede, evitando la sgradevole dissonanza cognitiva. Questo accade con tanta più forza, quanto più quella convinzione o opinione è fondante per l'identità del soggetto.
Tendiamo poi a cercare conferme alle nostre credenze, prendendo in considerazione tutto ciò che avvalora la nostra idea e scartando il resto; il problema è che sui social, i contenuti ci vengono mostrati in base a un algoritmo che tiene conto dei nostri like, commenti, preferenze, riproponendoci sempre materiale affine a quello per cui abbiamo già mostrato interesse, generando l'illusione che tutti la pensino come noi. Questa percezione è ulteriormente favorita da una distorsione cognitiva per cui noi tendiamo a credere che le nostre opinioni siano più comuni e diffuse di quanto siano in realtà (l' “effetto del falso consenso”).
Diamo maggiore credito a una notizia se proviene da amici, da persone che conosciamo o da contesto che ci è familiare. Se un amico diffonde una notizia, automaticamente la consideriamo vera e sovrastimiamo l'accuratezza della sua valutazione, dando per scontato che abbia approfondito l'informazione. Infine, tendiamo a ritenere più credibile una notizia che ci piace e ci tranquillizza mentre mettiamo in dubbio e andiamo a verificare ciò che ci inquieta e mette a disagio.
Per evitare di cadere nella prossima bufala in circolazione, alleniamoci quindi a riconoscerne la tipica struttura e ad essere consapevoli dei nostri errori cognitivi. Una semplice ricerca su internet digitando l'argomento in questione e il termine “bufala” è comunque, spesso, immediatamente risolutiva. Inoltre: controllare la fonte e l'autore, aspettare prima di rilanciare la notizia, non fermarsi al titolo spesso fuorviante, controllare se le immagini e i video sono autentici, verificare la data. Con un piccolo sforzo evitiamo di contribuire alla circolazione di contenuti falsi ed alimentare la disinformazione.