02-Apr-20 · Altri articoli
Pazzi per la neve
Fonte di gioa e divertimento ma anche di inquietudine, la neve ha un carattere fortemente simbolico.
Nessuno ha resistito. Tanto, alla fine, almeno una foto della neve sotto casa, sui social, l’hanno messa tutti. Anche quelli che avevano snobbato l’allerta neve, anche chi aveva bonariamente preso in giro quelli appiccicati alla finestra in attesa dei primi fiocchi, anche chi di solito non posta mai niente. Perché, che la si ami o la si odi, la neve ha un fascino particolare, muove emozioni, suscita sorpresa e gioia ma anche preoccupazione, angoscia o rabbia. Non ci lascia indifferenti, soprattutto nelle nostre zone, dove cade di rado o in modesta quantità.
I bambini quasi sempre la amano, ne sono incantati, ne vivono tutto l’aspetto giocoso, di vacanza dalla scuola, e vogliono toccarla, assaggiarla, maneggiarla per costruire pupazzi e castelli. Alcuni adulti riescono a fare lo stesso e si concedono libertà di solito appannaggio dell’infanzia, come tirarsi pallate di neve o scivolare su slittini più o meno improvvisati, godendo di quella sospensione dalle abituali attività e regole di comportamento che la neve porta con sé.
La neve può costringere a non andare al lavoro, può impedire le quotidiane attività, o comunque ne rallenta i ritmi. Alcuni riescono ad apprezzare questa forzata pausa e ad approfittarne, sollevati dal senso di colpa in quanto dovuta ad un evento naturale che va oltre le nostre forze e le nostre intenzioni. Per altri, invece, il fatto di essere in balìa di un evento su cui non si ha il controllo scatena una vera angoscia. Non si tratta solo della preoccupazione di non poter portare avanti gli impegni professionali o personali – situazione già ansiogena per chi fa fatica a staccare e ha senso del dovere e standard di prestazione molto elevati – ma di un’inquietudine più profonda legata agli effetti particolari che la neve produce. La neve stende un manto che copre tutto, non distinguiamo più le cose, i confini, i colori, cancella tutti i riferimenti; la neve assorbe i suoni rimandando un silenzio irreale a cui non siamo abituati; la neve, se copiosa, ci lascia in balia dell’assistenza di altri in una condizione di impotenza e a volte di isolamento. Se per alcuni tutto questo è affascinante perché per una volta sospende il caos quotidiano, il rumore, in un’atmosfera ovattata, magica e incantata che assomiglia a quelle delle fiabe, per altri è disturbante fino a diventare angoscia o panico, con un senso di perdita di controllo sulla realtà, di disorientamento e solitudine, di agitazione e nervosismo, anche in assenza di particolari esperienze traumatiche legate alla neve.
La neve è così enigmatica anche perché ha un forte carattere simbolico ed è ricca di contrasti. E’ per eccellenza simbolo di trasformazione: da fiocco – e ogni fiocco nasce con un’architettura diversa – diventa acqua se cade sul palmo della mano, ma muro se cade su altri fiocchi; da soffice neve a duro ghiaccio, e poi ancora ad acqua con un raggio di sole; da candido manto a cumuli grigi al bordo della strada. Il suo bianco abbagliante illumina anche la notte, brilla nel suo candore e tutti abbiamo la tentazione di lasciare le nostre impronte su quella distesa uniforme e incontaminata; dura poco, però, perché velocemente si macchia, si sporca, si deforma.
Da una parte la neve isola, limitando gli spostamenti e impedendo incontri, dall’altra può concedere l’occasione di dedicarsi alla famiglia e agli amici con ritmi più rilassati. Da un lato ci mette di fronte alla nostra vulnerabilità e ai nostri limiti davanti alla potenza della natura, dall’altro ci offre uno spettacolo di inconsueta bellezza e ci riconnette con la natura stessa, ipnotizzandoci e calmando la nostra mente con il cadere lento e dolce dei fiocchi.