13-Apr-24 · Comunicazione e relazione interpersonale
Psicologia dell’odio online: chi sono gli hater e come affrontarli
Psicologia degli hater e come comportarsi di fronte a un attacco
“Hater”, letteralmente “colui che odia”; “hate speech”, letteralmente “discorso d’odio”, tradotto anche come “incitamento all’odio”. Sono fenomeni nati con l’avvento dei social network, che hanno involontariamente permessoe promosso l’insorgenza e la diffusione su larga scala di comportamenti di “aggressione elettronica”. Con “hate speech” si intende qualsiasi espressione contenente insulti, offese, dichiarazioni di intolleranza verso un singolo o un gruppo. Inizialmente veniva inteso in termini di odio razziale, xenofobia, antisemitismo, ma nel tempo la sensibilità sul tema si è ampliata a comprendere anche altre bersagli, come le minoranze religiose, i disabili, gli anziani, le donne, le persone LGBT. Gli hater sono quindi utenti presenti sui social network che aggrediscono, diffamano, ingiuriano altri utenti, con commenti brutali e crudeli apparentemente senza uno scopo preciso se non quello di provocare reazioni.
Tipologie di hater
Gli hater sono una categoria ampia in cui rientrano diverse tipologie. Ci sono i trolls, che agiscono per divertimento o sfida, gli ideologi della violenza, i teorici della cospirazione, anche alcuni influencer e politici che sfruttano le potenzialità della rete per costruire il proprio consenso contro un “nemico” (Marwick e Lewis, 2017). Alcune espressioni di odio sono commenti a caldo fatti di getto, come reazione spontanea e reazione viscerale, altre sono preparate e studiate in modo più sofisticato per indurre ad essere ostili contro qualcuno.
I trolls si infiltrano nelle comunità a scopo di provocazione, spesso attraverso account falsi. Intralciano le conversazioni con messaggi provocatori, irritanti e fuori tema. I loro commenti irriverenti possono essere visti a volte come sarcastici, come satira volta a smascherare ipocrisie o come ribellione a un pensiero unico e conformista, ma pongono il problema di quale sia il confine da non superare, nel caso dell’irriverenza anche su temi gravi come omicidi e violenze. Inoltre, provocazione e irriverenza possono sembrare apparentemente un atto di anticonformismo, ma di fatto essere un modo per sdoganare violenza e sadismo e infrangere tabù morali.
Le caratteristiche psicologiche degli hater
Non c’è un unico profilo psicologico degli hater. Diversi studi hanno indagato la personalità degli odiatori online (Buckels et al. del 2014, Craker e March, 2016, Shachaf e Hara, 2010) riscontrando una correlazione tra trolling e la triade oscura della personalità, caratterizzata da tre componenti: narcisismo, psicopatia e machiavellismo. Il narcisismo si caratterizza per senso di importanza e superiorità, intolleranza alle critiche, bisogno di lusinghe e riconoscimento. La psicopatia comprende elevata impulsività, scarsa empatia, assenza di rimorso e compassione. Il machiavellismo indica una personalità manipolativa, fredda e controllata con scarso senso morale, tendente all’inganno.
Gli hater avrebbero caratteristiche sadiche, il motivo delle loro aggressioni sarebbe quindi il puro piacere di farle, la sensazione di sentirsi potenti per aver arrecato un danno agli altri. I troll psicopatici preferiscono vittime che percepiscono come popolari, attraenti, di successo, rappresentando una sfida interessante per poterle umiliare pubblicamente di fronte ai numerosi follower.
Altre motivazioni possono essere la noia, la vendetta, la ricerca di attenzione, l’invidia, il piacere di fare un danno alla comunità verso cui si sentono outsider. Alcuni hater attaccano le persone note e famose nel loro campo, al fine di godere di visibilità riflessa.
L’interpretazione in chiave psicoanalitica vede negli attacchi verso un certo bersaglio il bisogno di esorcizzare una vulnerabilità che potrebbe essere anche propria (tipicamente, l’attacco verso l’omosessuale può essere un modo per esorcizzare il timore della propria omosessualità).
L’odio online è anche fonte di guadagno. Gli hater alzano il livello di intensità emotiva e di coinvolgimento di una discussione, attirano l’attenzione e le visualizzazioni di una pagina, sito, blog. Questo si traduce in una maggiore appetibilità per gli investimenti pubblicitari, quindi i loro interventi possono essere incentivati per ottenerne un tornaconto.
Fattori favorenti dell’ambiente mediatico
Diversi studi hanno indagato i motivi per cui le persone sono portate ad insultare maggiormente sulle piattaforme digitali e i fattori che caratterizzano l’odio online (J. Suler, P. Wallace, A. Brown):
– Anonimato e distanza fisica, che producono un effetto di disinibizione e la sensazione di impunità;
– Mancanza di empatia a causa della distanza fisica: è più facile fare del male a qualcuno se non ne vediamo lo sguardo e non ne percepiamo le sensazioni;
– Amplificazione: la rete permette un’estensione gigantesca, pervasiva e capillare dell’odio;
– Asincronia: gli scambi non sono in tempo reale e il fatto di non dover fare fronte alla reazione istantanea dell’altro accentua la disinibizione;
– Immaginazione dissociativa: lo spazio virtuale è percepito come diverso da quello reale, come se non ci fossero persone reali con dei sentimenti;
– Permanenza online del contenuto, che è molto difficile rimuovere completamente;
– Esposizione ripetuta: se un contenuto è riproposto ripetitivamente, si crea un effetto di familiarità che rende quel contenuto più accettabile e condivisibile;
– Minimizzazione dell’autorità: online mancano gli indizi non verbali che contribuiscono a mantenere le norme sociali e a riconoscere l’autorità degli altri;
– Il mezzo facile da usare ed economico;
– La possibilità di pubblicazione istantanea: l’istantaneità e la velocità della comunicazione incoraggiano reazioni viscerali, senza filtro e senza freni.
Come reagire agli hater
Di fronte agli attacchi di un hater, le possibili strategie sono cinque:
– Ignorare e restare in silenzio;
– Rispondere con cortesia e precisione alla critica, usando un tono neutro;
– Eliminare e bloccare la persona;
– Segnalare, denunciare;
– Attendere che siano i propri follower a intervenire attaccando l’hater, sfruttando le sue provocazioni a proprio vantaggio.
La scelta di quale strategia usare dipende dal caso specifico, dalla gravità delle aggressioni online, dal rischio che evolvano in ulteriori aggressioni di persona. La strategia che invece risulta sempre sconveniente è abboccare alle provocazioni e ribattere con toni accesi e scontrandosi con l’hater, perché significa gettare benzina sul fuoco: l’hater non aspetta altro, il suo scopo è far perdere le staffe e usare le risposta come ulteriore combustibile per infiammarsi ancora di più. Spesso, se l’hater viene ignorato e i destinatari non rispondono ai suoi attacchi, si annoia e abbandona il campo. Non dare nessuna risposta è quindi di solito la soluzione più conveniente e rapida per scoraggiarli.