31-May-20 · Comunicazione e relazione interpersonale
Quelli che devono sempre contestare tutto
I bastian contrari sono quelli che devono sempre contrapporsi alla maggioranza. Cosa li spinge a contestare tutto?
Ormai ho capito che sono un fenomeno inevitabile e ineliminabile e mi sono rassegnata a metterne in conto almeno uno o due ogni volta che faccio un incontro pubblico, una conferenza, o una formazione di gruppo. Anzi, dopo anni di allenamento ora riesco quasi sempre a individuarli già prima che aprano bocca o addirittura prima che la apra io, in base alla mimica e altri segnali non verbali. Parlo di quelli che devono sempre prendere la parola per controbattere, polemizzare, rimarcare una differenza, portare l’esempio che contraddice. Osservazioni e obiezioni sono legittime e, anzi, possono essere un contributo che arricchisce se fatte con un criterio, ma alcune persone le fanno in maniera aspecifica, sistematica, a prescindere dal contenuto: se tu dici A, loro dicono «No, è B», se tu dici B, loro ribattono «No, è A». Sono quelli che potremmo definire “bastian contrari”, che tendono in modo generalizzato a opporsi alle opinioni e agli atteggiamenti della maggioranza.
Imbattersi in un bastian contrario è esperienza frequente, perché non sono pochi gli individui con queste caratteristiche, perché mi sembra che la cultura attuale incentivi ulteriormente questa modalità di porsi in relazione, e perché le situazioni di gruppo portano le persone ad assumere dei ruoli tipici tra cui c’è, appunto, anche il bastian contrario. Dove c’è un gruppo, emergeranno per effetto delle dinamiche del gruppo stesso dei ruoli ricorrenti, come quello del leader, o del capro espiatorio, o appunto quello del bastian contrario, che assolve all’importante funzione di dare voce a un pensiero divergente e permettere quindi il cambiamento e l’innovazione. Essere sempre in disaccordo per partito preso, però, può diventare un limite perché rischia di deteriorare le relazioni. Finchè l’interazione è occasionale, le polemiche del bastian contrario si risolvono in un breve e innocuo fastidio, ma relazionarsi in modo continuativo con una figura significativa che adotta questa modalità può essere motivo di intenso disagio: gli altri possono infatti sentirsi non ascoltati, non compresi, criticati costantemente, non apprezzati, non riconosciuti, disconfermati.
Ma cosa spinge questi individui a porsi sempre in contrasto con l’interlocutore? Contraddire può far sentire più forti, mentre dare ragione all’altro è vissuto come una sottomissione o l’ammissione di una dipendenza che fa paura. È anche un modo per alzare una barriera tra sé e gli altri, per rimarcare una differenza e per mantenere le distanze. Questo accade di solito quando il mondo spaventa e quindi si attacca per difendersi. Molti bastian contrari in effetti sembrano sempre sul chi va là, pronti a contrattaccare e già carichi prima ancora che ci sia un contenuto su cui dibattere, come se avessero un conto in sospeso, o dovessero dimostrare qualcosa o essere risarciti. L’impressione è che siano arrabbiati, rivendicativi, insoddisfatti e insofferenti. Sono spesso ipercritici, fanno puntualizzazioni inutili, osservazioni provocatorie e gratuite, usano un tono sarcastico. Questo induce gli altri a reagire con aggressività o a cercare di evitarli.
All’origine di questo costante atteggiamento battagliero possono esserci carenze avvertite nella relazione di accudimento con le figure genitoriali, ingiustizie o umiliazioni subite, insicurezza e paura di sbagliare, un potente giudice interiore per cui il confronto con l’altro è vissuto come un ring in cui ci si gioca il proprio valore. Contrapporsi portando sempre il contributo diverso e particolare, è anche un modo per avere l’attenzione, per suscitare ammirazione e sentirsi visti e vivi. In effetti possono suscitare negli altri ammirazione per quello che sembra uno spiccato spirito critico, ma in realtà si tratta più di una aggressività mascherata e di rancore. Contrapporsi a tutto e tutti può essere un modo per acquisire un’identità, individuarsi e sentirsi autonomi, ma con ripercussioni negative sul benessere proprio e altrui. Si può imparare a fare a meno di questa corazza prendendo atto della propria insoddisfazione e della propria rabbia, cominciando a indirizzare le energie verso ciò che piace e che appassiona piuttosto che “contro” qualcosa che viene degli altri, dando uno sbocco più sano e costruttivo ai propri interessi e attitudini.