
23-Mar-25 · Famiglia e genitorialità
“Bambini sostitutivi”: messi al mondo per colmare il dolore della perdita
I figli nati dopo la morte di un altro figlio possono essere investiti del compito di colmare il dolore, una condizione che li espone a rischio psicopatologico.
Il termine risulta sgradevole, perché nessun figlio morto potrà mai essere sostituito da nessun altro e perché ogni vita è unica e irripetibile, ma viene convenzionalmente usato in psicologia per indicare la condizione di quei figli che vengono messi al mondo per colmare il dolore della perdita di un altro figlio. Il “bambino sostitutivo” ha il compito di riempire un vuoto lasciato nella famiglia da un fratello o una sorella morti prima della sua nascita. Questo non significa affatto (è importante sottolinearlo) che ogni nuovo bambino che venga al mondo dopo la morte di un altro figlio sia un bambino sostitutivo: il rischio c’è in quelle situazioni in cui il lutto per la morte di un figlio non sia stato sufficientemente elaborato e i figli che arrivano dopo siano investiti dell’aspettativa di colmare la perdita precedente. Anche i fratelli o le sorelle più grandi del bambino che viene a mancare possono essere investiti del ruolo di sostituti, ma il rischio è maggiore per il nuovo bambino che nasce o che viene adottato dopo la perdita, in particolare se viene attivamente cercato con questo proposito. Ciò che caratterizza la condizione di figlio sostituto è l’essere accolto in famiglia “al posto di” qualcun altro, piuttosto che come individuo a sé, con una sua identità, libero di svilupparsi in qualunque direzione.