«Non riesco a dire di no anche se non mi va di fare qualcosa, perché vorrei accontentare tutti»; «Mio marito dice che sono insopportabile perché se voglio qualcosa urlo e insulto finchè non la ottengo»; «Quando mi fanno arrabbiare non riesco a rispondere a tono, però poi mi vendico di nascosto con qualche dispetto». Sono tre stili comunicativi diversi, rispettivamente lo stile passivo, lo stile aggressivo e lo stile passivo-aggressivo. Sono modalità con cui le persone gestiscono la rabbia, o cercano di ottenere ciò che desiderano, o di sottrarsi a richieste che non gradiscono. Tutte e tre, se adottate costantemente, sono però disfunzionali perché comportano degli svantaggi per sé o per la relazione con l’altro, mentre c’è una modalità più utile che garantisce non solo il benessere personale, ma anche un buon grado di civiltà nei rapporti con gli altri: l’assertività.
18-Oct-24 · Comunicazione e relazione interpersonale
Volontariato: perché la buona volontà non basta
Fare volontariato costituisce un compito spesso complesso e delicato in cui non basta solo il desiderio di aiutare gli altri.
Chi si rivolge alle associazioni di volontariato per offrire la propria disponibilità a diventare volontario, di solito si aspetta di essere immediatamente accolto e pensa che avere buona volontà di aiutare gli altri sia il requisito necessario e più che sufficiente per mettersi all’opera. Molti restano perciò contrariati quando scoprono che, nella maggior parte delle associazioni, sono previste una valutazione iniziale e una formazione, prima di poter diventare operativi, e sono inoltre stabilite delle regole organizzative e delle norme di comportamento. Questo vale soprattutto in quegli ambiti dove il volontario entra in contatto con realtà complesse e svolge un ruolo estremamente delicato, come quando, ad esempio, si relaziona con bambini o adulti gravemente malati.